Turisti uccisi a colpi d’arma da fuoco al confine fra Marocco e Algeria
Erano in quattro i ragazzi che martedì si erano persi nel mare algerino. Un gommone si sarebbe avvicinato uccidendo due di loro
| Nausica Dal Cin |
Martedì la guardia costiera algerina avrebbe ucciso a colpi d’arma da fuoco due turisti in vacanza in Marocco.
Il gruppo, formato da quattro persone con cittadinanza franco-marocchina, era partito dalla località balneare di Saidia, vicina al confine con l’Algeria, a bordo delle loro moto d’acqua. Poi avrebbero superato per sbaglio il confine marittimo fra Marocco e Algeria, sigillato dal 1994 dopo un attentato.
La notizia è stata resa nota dopo che un pescatore locale ha pubblicato il video del corpo senza vita di uno dei ragazzi che galleggiava in mare. La vicenda è stata ricostruita da Mohamed Kissi, l’unico dei quattro che ha fatto ritorno in Marocco mentre un terzo, Smail Snabe, è stato arrestato dalla guardia costiera algerina. Secondo quanto riportato alla Bbc, Kissi sostiene che il gruppo si era perso ed era a corto di carburante. Hanno capito di essere in Algeria quando “un gommone algerino nero è venuto verso di noi” e quelli a bordo “ci hanno sparato”. “Grazie a dopo non sono stato colpito ma hanno ucciso mio fratello e il mio amico. Hanno arrestato l’altro mio amico. Cinque proiettili hanno colpito mio fratello e il mio amico, l’altro mio amico è stato colpito da un proiettile”. L’uomo poi è stato riportato a Saidia dalla guardia costiera.
Un portavoce del governo marocchino ha rifiutato di commentare la sparatoria, dicendo che si tratterebbe di “una questione di competenza della magistratura”. Anche l’Algeria non ha espresso alcun commento. L’episodio si inserirebbe nel clima di tensione fra i due Paesi, che continuano ad accusarsi a vicenda di atti ostili e si contendono il Sahara Occidentale, regione del sud del Marocco in parte controllata dal Fronte Polisario, movimento nazionalista che da più di quarant’anni chiede l’indipendenza. Il Marocco rivendica la sovranità sulla zona, pretesa a cui l’Algeria da tempo si oppone.
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