Yara, il gip di Venezia indaga sul pm di Bergamo
Ipotesi frode processuale o depistaggio sulla conservazione del Dna
| Ansa |
VENEZIA - Il gip di Venezia Alberto Scaramuzza ha disposto l'iscrizione nel Registro degli indagati per frode processuale o depistaggio per il pm del caso Yara, Letizia Ruggeri a conclusione dell'udienza di opposizione all'archiviazione presentata dai legali di Massimo Bossetti dei presidente della Corte d'assise di Bergamo e di una cancelliera. La vicenda riguardava la conservazione di reperti della inchiesta che ha portato all'ergastolo il muratore di Mapello. La tramissione degli atti alla Procura perché proceda all'iscrizione nel Registro degli indagati del pm del caso Yara ,Letizia Ruggeri, che non era mai stata indagata, per il gip è l'unico "provvedimento adottabile" al termine dell'udienza di opposizione all'archiviazione per il presidente del Corte d'Assiste di Bergamo e di una cancelliera. Questo a fronte di una "denunzia querela e in un atto di opposizione" presentato dai legali di Bossetti Claudio Salvagni e Paolo Camporini "in buon parte indirizzati nei riguardi proprio" del pm che condusse le indagini e sostenne l'accusa nel processo a Bergamo che portò la condanna all'ergastolo di Bossetti. La trasmissione degli atti al pm di Venezia per procedere all'iscrizione serve per "permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell'opponente" che richiedono "un necessario approfondimento", sia al fine di permettere alla stessa un'adeguata difesa". Sono invece archiviate le posizioni del presidente della Core d'Assise Giovanni Petillo e della cancelleria della Corte d'assise di Bergamo.
Il Procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani resta "francamente sorpreso che dopo tre gradi di giudizio, dopo sette rigetti dei giudici di Bergamo sia all'analisi che alla verifica dello stato di conservazione dei reparti e dei campioni residui di dna" vi sia stata l'iscrizione nel Registro degli indagati del pm del caso Yara Letizia Ruggeri, disposta del gip di Venezia. Sorpreso, spiega il magistrato, che ha appreso la notizia da organi di stampa, che "si imputi ora al pm il depistaggio riguardo la conservazione delle provette dei residui organici", dopo che "nei tre gradi di giudizio era stata respinta la richiesta difensiva di una perizia sul Dna, dopo la definitività della sentenza sopravvenuta nell'ottobre 2018 che ha accertato la colpevolezza dell'autore dell'omicidio di Yara, e dopo che era passato più di un anno da tale definitività". I 54 residui organici, erano "rimasti regolarmente crio-conservati in una cella frigorifera dell'istituto San Raffaele fino a novembre 2019, quindi oltre un anno dopo il passaggio in giudicato della sentenza della condanna, e solo successivamente confiscati come prevede il Codice di procedura", ricorda il capo della Procura orobica. "Il provvedimento di Venezia arriva dopo che per altre due volte la Corte d'Assise di Bergamo aveva negato ai difensori l'accesso a tali provette e dopo che la procura di Venezia aveva chiesto l'archiviazione della posizione del presidente della Corte d'Assise di Bergamo e di una cancelliera a seguito della denuncia per depistaggio, e dopo che la Corte d'Assise di Bergamo aveva disposto la trasmissione degli atti a Venezia per la valutazione delle accuse di illegalità che la difesa di Bossetti aveva avanzato nei confronti della Procura di Bergamo - conclude Chiappani -. Mi pare di capire che vi sia stata una specifica richiesta al gip di trasmissione atti alla Procura di Venezia da parte della difesa di Bossetti contro il pm Letizia Ruggeri. E quindi il provvedimento del gip possa inserirsi nel quadro di questa nuova denuncia. Sono fiducioso che in sede di indagini emergerà la correttezza dei comportamenti tenuti dalla collega".
Per uno dei legali di Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa da Brembate sopra il 26 novembre del 2010 e trovata uccisa in un campo a poco distanza tre mesi dopo, la decisione del gip di Venezia - che ha disposto la trasmissione degli atti perché indaghi sulla pm dei processo bergamasco Letizia Ruggeri, "i reperti sotto sequestro non possono essere distrutti senza provvedimento di autorizzazione di un giudice e qualcuno lo fa commette un reato". "Da garantista come sono non posso che esserlo anche ora - afferma l'avvocato Claudio Salvagni -. Aspettiamo le decisioni del Pm di Venezia. Resta un dato oggettivo: i reperti sotto sequestro non possono essere distrutti senza provvedimento di autorizzazione di un giudice e qualcuno lo fa commette un reato". "Il gip - prosegue l'avvocato - ci ha detto col proprio provvedimento che purtroppo i 54 campioni di Dna utilizzati proprio per arrivare alla identificazione di Ignoto 1 e poi indispensabili per la condanna di Massimo Bossetti sono stati distrutti. Ora occorre individuare le responsabilità".
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