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29 marzo 2024

Oderzo Motta

«Non riesco a curare mia madre, in Comune solo porte chiuse»

La replica dell’amministrazione comunale: «Lo abbiamo aiutato da subito. Ci attiveremo ancora, ma le sue parole fanno male»

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«Non riesco a curare mia madre, in Comune solo porte chiuse»

MOTTA DI LIVENZA – Botta e risposta sul caso di Giuseppe Re, il 48enne mottense che sul Gazzettino si è sfogato segnalando di non poter essere messo in condizione di curare la madre.

 

Dal comune rispondono però di non saperne nulla perché nulla era stato segnalato dallo stesso Re. «Mi hanno tolto la patente – ha detto Re sulla stampa - senz’auto e senza soldi per un taxi non riesco a far curare come si dovrebbe mia madre.

 

 A pesare è il mio passato, ho trascorso 23 anni di carcere per rapina, detenzione di armi, spaccio di droga. Ma da 16 anni mi comporto da cittadino onesto.

 

Agli uffici sociali del comune mi hanno sbattuto le porte in faccia: non so più che pesci pigliare».

«Il signor  Re è passato in Comune non più tardi di giovedì 7 febbraio, per altri motivi sempre inerenti l’assistenza della madre, e non ha minimamente accennato al problema del trasporto», riferisce l’assistente sociale. «Alla notizia che il contributo dell’assegno di cura era in fase di liquidazione, ci ha anche offerto il caffè: altro che sbattuto la porta in faccia».

 

Si spiega in comune: «La situazione di difficoltà nel trasporto della madre non era nota neanche ai volontari del servizio di trasporto e accompagnamento anziani che da anni offrono un prezioso e quotidiano servizio agli ammalati della Città di Motta per il trasporto a visite mediche e terapie, con i quali il Comune si è subito interfacciato.

 

Venuti ora a conoscenza del problema, ci attiveremo immediatamente per favorire l’accesso della signora, la vera persona in difficoltà, ai servizi sanitari di cui ha necessità. Rimane l’amarezza: «In passato, quando si è trovato in stato di necessità, è stato proprio il Comune a garantirgli un alloggio di emergenza, fintanto che poi si è trasferito nell’alloggio della madre per prestargli assistenza».

 



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