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03 ottobre 2024

Treviso

Al museo Salce il manifesto di Casaro in versione tattile per i non vedenti

Tecnologia, spettacolarità e attenzione ai visitatori per la nuova sede dei manifesti della Collezione Salce di Treviso

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

manifesto del “Il tè nel deserto

TREVISO - Il Nuovo Museo Nazionale della Collezione Salce di Treviso che dal 12 giugno aprirà per la prima volta i battenti nella restaurata Chiesa di Santa Margherita, è all’avanguardia per tecnologia e per l’attenzione ai visitatori, compresi i non vedenti.

La casa di 50 mila manifesti storici “Fogli illustrati” per metà lascito del ragionier Nando Salce e per l’altra metà frutto di altre donazioni o acquisizioni, permettere anche ai non vedenti di percepire alcun grandi opere di Renato Casaro, “cartellonista” trevigiano che ha creato l’immagine grafica di almeno un migliaio di film prodotti da Cinecittà, Hollywood e altri Paesi.

Il manifesto del “Il tè nel deserto”, una delle immagini più note di Casaro, sarà trasposto in rilievo per poter essere percepita tattilmente dai non vedenti.
“Il tè nel deserto” (“The Sheltering Sky”) del regista Bernardo Bertolucci, è un film drammatico del 1990, vincitore di un  Golden Globe, per la colonna sonora e del Bafta per la fotografia.  Ma ad essere pluripremiato è anche il manifesto di Casaro, vincitore del Premio Jupiter e dei riconoscimenti Ciak d'Oro e Anica.

 “Sarà un Museo destinato a colpire i visitatori per diversi aspetti”, anticipano il direttore della Direzione regionale Musei Statali del Veneto del Ministero alla Cultura, Daniele Ferrara e la responsabile del nuovo museo, architetto Chiara Matteazzi.
“Per l’altissimo livello di tecnologia applicata, innanzitutto: basti pensare al grande caveau dove si conservano i manifesti e dove l’intero patrimonio di affiches si può consultare grazie ad un sistema di ricerca automatizzato. Per la spettacolarità: entrare nel Nuovo Salce sarà come immergersi in un ambiente onirico, o, se vogliamo, in  una immensa installazione di videomapping. Ma anche per alcuni “effetti speciali”, primo tra tutti la ricollocazione virtuale, attraverso proiezioni, dell’intero ciclo di affreschi delle Storie di Sant’Orsola di Tommaso da Modena, esattamente nel luogo dove essi sono stati sino al loro stacco e trasferimento ai Civici Musei”. “Fondamentale è anche poter contare, in loco, di una struttura dedicata al restauro dei manifesti: con oltre 50  mila pezzi, fragilissimi, è indispensabile un monitoraggio continuo  ed una continuità di interventi, meglio se preventivi,  là dove necessario”.

Il museo, inoltre, avrà anche una aula didattica, ricavata da una delle cappelle dell’abside, dove i più piccoli sperimentano la nascita di un manifesto.

 


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Isabella Loschi

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