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05 novembre 2024

Italia

L'indifferenza uccide: nel Mediterraneo: 30.000 vite perse in un decennio, 6.000 sono bambini

Si celebra oggi la giornata della Memoria e dell'Accoglienza

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

giornata della Memoria e dell'Accoglienza

Il Mediterraneo continua a essere un cimitero a cielo aperto per migliaia di migranti che cercano di raggiungere l'Europa in cerca di un futuro migliore[1]. Nell'ultimo decennio, dal 2014 al 2023, si stima che oltre 30.000 persone abbiano perso la vita nel tentativo di attraversare questo mare, di cui circa 6.000 erano bambini.

 

Una strage silenziosa che non si arresta

 

Nonostante gli appelli e le promesse di azione da parte delle autorità europee dopo la tragedia di Lampedusa del 2013, la situazione non sembra migliorare. Dall'inizio del 2024, quasi 100 persone sono già morte o scomparse nel Mediterraneo centrale e orientale, un numero più che doppio rispetto allo stesso periodo del 2023.

 

Amy Pope, Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), ha dichiarato: "Anche una sola morte è una di troppo. L'ultimo record di morti e scomparsi è un forte promemoria che un approccio globale che includa percorsi sicuri e regolari è l'unica soluzione che andrà a beneficio sia dei migranti che degli Stati".

 

Il dramma dei più piccoli

 

Particolarmente straziante è il destino dei bambini migranti. La percentuale di minori tra le vittime è aumentata dall'1% nel 2014 al 4% nel 2023[2]. Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, ricorda con dolore: "Ho visto in quei sacchi tanti bambini, vestiti a festa, con le treccine, i vestitini, le scarpette. Le mamme li avevano preparati per una nuova vita che non è mai iniziata"[1].

 

La Giornata della Memoria e dell'Accoglienza

 

Il 3 ottobre, nell'anniversario della tragedia di Lampedusa del 2013, si celebra la Giornata della Memoria e dell'Accoglienza. A Lampedusa, eventi e commemorazioni coinvolgono studenti europei, sopravvissuti ai naufragi, familiari delle vittime e ONG[1]. L'obiettivo è promuovere una cultura dell'accoglienza e della solidarietà, contrastando intolleranza e discriminazione.

 

Un appello all'azione

 

Di fronte a questa tragedia umanitaria, l'indifferenza non è più un'opzione. È necessario un impegno concreto da parte dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri per:

 

1. Istituire operazioni coordinate di ricerca e soccorso nel Mediterraneo

2. Garantire che le navi di soccorso non incontrino ostacoli nel salvare vite umane

3. Creare percorsi sicuri e legali per chi cerca protezione in Europa

4. Condividere la responsabilità nell'assistenza ai minori e alle persone vulnerabili

 

Solo attraverso un'azione coordinata e umana si potrà porre fine a questa strage che continua a consumarsi alle porte dell'Europa. Il Mediterraneo non può più essere il teatro di una tragedia che si ripete quotidianamente nell'indifferenza generale.

 

Ostacolare i soccorsi non è un deterrente a partire ma serve solo a creare ulteriori vittime Le recenti politiche di alcuni paesi europei, volte a ostacolare le operazioni di soccorso delle ONG nel Mediterraneo, si sono rivelate non solo inefficaci come deterrente, ma anche pericolosamente controproducenti. Queste misure, anziché ridurre il numero di partenze, hanno solo aumentato il rischio di morte per chi intraprende il viaggio.

 

Secondo un rapporto di Medici Senza Frontiere, le restrizioni imposte alle navi di soccorso hanno portato a un aumento del 50% del tasso di mortalità nel Mediterraneo centrale nel 2023 rispetto all'anno precedente. Questo dato allarmante dimostra che limitare i soccorsi non dissuade le persone dal tentare la traversata, ma le espone a pericoli ancora maggiori.

 

Il professor Paolo Cuttitta, esperto di migrazioni dell'Università di Palermo, afferma: "Le persone fuggono da situazioni disperate e sono disposte a rischiare tutto. Ostacolare i soccorsi non le fermerà, ma le costringerà a intraprendere rotte ancora più pericolose".

 

Inoltre, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha sottolineato che la criminalizzazione delle attività di ricerca e soccorso ha creato un vuoto nel Mediterraneo, lasciando migliaia di vite in balia del mare.

 

È fondamentale che l'Unione Europea e i suoi Stati membri riconoscano l'inefficacia e la pericolosità di queste politiche restrittive. Un approccio basato sulla solidarietà e sul rispetto dei diritti umani non solo salverebbe innumerevoli vite, ma contribuirebbe anche a una gestione più efficace e umana dei flussi migratori.


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