ANTENNE, SERVE UN NUOVO PIANO
Lo chiede Un’Altra Treviso che spara che il Comune faccia gli interessi dei cittadini rinnovando il contratto di locazione
TREVISO – “Speriamo che l’assessore Zugno abbia tenuto conto della riduzione di entrate “da antenne” nel redigere il bilancio 2012”. Se lo augurano Luigi Calesso e Marcello Stampacchia di un’Altra Treviso che affermano che altrimenti mancherebbero all’appello 750 mila euro in relazione al rinnovo del contratto del canone di locazione che i gestori gestori di telefonia mobile devono pagare per le aree su cui sorgono le antenne Umts.
I due attivisti temono, infatti, che possa venire messa in discussione quella che è stata per dieci anni una fonte certa e crescente di entrate. “Qualche anno fa è successo per gli oneri di urbanizzazione il cui importo è verticalmente diminuito, oggi succede per gli affitti del suolo pubblico occupato dalle antenne: in entrambi i casi si ha la sensazione che il bilancio comunale basi il proprio equilibrio su presupposti non esattamente solide e non in grado di sfidare i cambiamenti di contesto anche in un singolo settore economico (ieri quello edilizio, oggi quello della telefonia mobile). Un equilibrio, comunque, che è stato pagato a caro prezzo dalla città il cui territorio è stato divorato dalla cementificazione e imbruttito dalle antenne” affermano Calesso e Stampacchia.
Gli esponenti di Un’Altra Treviso temono anche che per Ca’ Sugana la partita del rinnovo dei contratti di locazione sia tutta economica, mentre vi sono da considerare anche altre variabili. “La questione riguarda anche l’elettrosmog e il paesaggio cittadino deturpato dal centinaio e passa di antenne installate negli scorsi anni. Se la preoccupazione non fosse solo economica, in prossimità della scadenza dei contratti l’assessore all'Ambiente cercherebbe di aggiustare il piano antenne per puntare all'obiettivo di qualità che come dice la legge punta ai valori di emissione più bassi possibili”.
Secondo Un’Altra Treviso il canone non andrebbe diminuito se, confrontandolo con quello delle altre città, si rivela essere un “prezzo di mercato”. “Il canone, infatti, va considerato un costo che il gestore paga perché inquina pertanto gli introiti nelle casse comunali dovrebbero servono per mitigare o riparare i danni di chi inquina.
Il Comune di Treviso a tale proposito che fa per diminuire l’esposizione dei cittadini all’elettrosmog e per ridurre l’impatto paesaggistico delle antenne? Non sarebbe il momento giusto per rivedere il piano antenne? Si chiedono Calesso e Stampacchia che propongono “Meno antenne, meno potenti e posizionate in aree maggiormente selezionate aree, con l’obiettivo di proteggere i siti sensibili”.