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16 aprile 2024

Castelfranco

Artigiano salta la rata da 200 euro, gli arriva la stangata da quasi 3000 euro

Il direttore della CNA di Castelfranco: «Fisco amico delle imprese? Solo slogan. La realtà è molto diversa»

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Artigiano salta la rata da 200 euro, gli arriva la stangata da quasi 3000 euro

CASTELFRANCO – È il 31 dicembre 2014. Maurizio Lerrabongio, oggi 59 anni, si prepara come tutti i suoi concittadini a festeggiare la notte di San Silvestro, augurandosi che il nuovo anno sia migliore di quello passato. Per lui non lo sarà. Perché proprio quel 31 dicembre 2014 gli scadeva l’ultima rata da 234,30 euro di sei concordate con il Fisco. E lui, forse troppo indaffarato per i preparativi del Capodanno, se ne dimentica.

Se lo ricorda bene però Equitalia che, il 24 settembre 2015, gli recapita una cartella esattoriale di 2.664,26 euro. Dieci volte tanto.

«Mi è venuto un colpo – ricorda l’artigiano -. Non ci potevo credere. Mi sono sentito preso in giro.»

Precisiamo. Non c’è alcun abuso di potere da parte dell’Agenzia delle Entrate, che ha semplicemente applicato la normativa in vigore. Ma è una normativa giusta? 

«Non lo è affatto – risponde Roberto Ghegin, direttore della CNA di Castelfranco Veneto -. Avendo pagato cinque rate su sei regolarmente, è una vessazione da Stato oppressore, non degna di uno Stato democratico di diritto, che la sanzione venga calcolata non sull’unica rata dimenticata ma sull’importo di tutta l’Iva dovuta per l’intero anno 2011 anche se già tutta regolarmente versata. Ricordiamoci che chi chiede rateazioni è perché le tasse le vuole pagare, vuole cioè essere un bravo cittadino. Quindi non va ulteriormente punito con maxi sanzioni. Se si vuole creare fedeltà fiscale, non si possono trattare i contribuenti come schiavi fiscali».

 

Ricostruiamo la storia.

Maurizio Lerrabongio era titolare di una ditta, con sede a Castelfranco Veneto, che si occupava di manutenzione di attrezzature/macchine da bar. Nel  giugno 2013, raggiunta l’età delle pensione, cessa la sua ditta  artigiana individuale.

Negli  ultimi anni, complice la crisi, gestire l’attività era diventato faticoso. Nel 2011, l’artigiano si era visto costretto a non rispettare le scadenze trimestrali dell’Iva; aveva però versato tutto il dovuto nel 2012: precisamente 11.484 euro, suddivisi in nove rate, regolarmente versate da marzo a novembre.

Per il mancato versamento dell’Iva nelle quattro scadenze trimestrali, era però arrivata  a giugno 2013 una  prima sanzione di 1.339,30 euro. Per la quale l’artigiano aveva chiesto la rateizzazione in sei rate. I pagamenti procedono regolarmente fino, appunto, all’ultima rata, quella del 31 dicembre 2014 (dimenticata).

Ma com’è potuta scattare la sanzione da 2.664,26 euro per una rata non pagata di 234,30 euro?           È presto detto. Per un incredibile effetto della norma sul mancato rispetto della rateazione,  decade totalmente la rateazione agevolata e scatta una maggiorazione delle sanzioni al 30% che viene calcolata su tutta l’Iva originaria (11.484 euro), Iva già regolarmente pagata. 

La CNA di Castelfranco già il 13/10/2015  aveva richiesto all’Agenzia delle Entrate di Montebelluna  un riesame ed una definizione agevolata  delle sanzioni applicate in autotutela chiedendone una riduzione, in base al d.legis. 159/2015 che prevede queste riduzioni in caso di accertato “ lieve inadempimento” ed anche in riferimento alla circolare  27/E del 2 agosto 2013 che prevede che i contribuenti , anche in caso di errati versamenti, possano chiedere  di  beneficiare della definizione agevolata delle sanzioni e/o la riammissione nei termini per  la rateazione, considerata scaduta, se si  è in presenza di errori scusabili o  di pagamento in ritardo di lieve entità.

Ma la sede della Agenzia  di Montebelluna – dicono dalla CNA - non ha nemmeno preso in esame la richiesta.

Nel frattempo l’artigiano, in attesa di giustizia, sta pagando il suo nuovo assurdo debito con lo Stato italiano in ulteriori  26 rate.

 

«Chiediamo all’Agenzia delle Entrate che non applichi con rigidità norme assurde quando c’è la possibilità di farlo, e in questo caso c’era – conclude Ghegin – e chiediamo ai parlamentari locali di interpellare il Ministro competente affinchè venga tempestivamente modificata questa normativa penalizzante e vessatoria».

 


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