Attiviste fatte spogliare: il caso delle attiviste perquisite a Brescia
Denunciati trattamenti umilianti, il caso arriva in Parlamento
BRESCIA - Una manifestazione pacifica contro la produzione di armi si è trasformata in un caso politico e giudiziario a Brescia. Gli attivisti di Extinction Rebellion, protestando davanti alla sede della società Leonardo, sono stati sottoposti a controlli controversi in Questura, scatenando un dibattito nazionale sulle procedure di perquisizione.
La protesta e l'intervento delle forze dell'ordine
Lunedì un gruppo di manifestanti si è radunato presso la sede di Leonardo a Brescia per protestare contro la produzione di armamenti. Gli attivisti hanno utilizzato metodi di protesta non violenta, tra cui incatenarsi ai cancelli. La polizia è intervenuta rapidamente, portando 22 persone in Questura per accertamenti.
Le controverse perquisizioni
Durante la permanenza in Questura, alcune attiviste riferiscono di essere state sottoposte a perquisizioni personali particolarmente invasive. Una giovane di 25 anni, che si fa chiamare "Val" (in foto), ha dichiarato: "Mi hanno chiesto di spogliarmi, togliermi le mutande, fare tre piegamenti. Altre compagne l'hanno fatto, io mi sono rifiutata".
La Questura di Brescia ha confermato l'utilizzo di procedure che prevedevano piegamenti sulle gambe, giustificandole come necessarie per individuare eventuali oggetti pericolosi. Tuttavia, ha sottolineato che "in ogni momento è stata salvaguardata la riservatezza e la dignità delle persone".
Reazioni politiche e legali
Il caso ha rapidamente assunto rilevanza nazionale. Esponenti di Avs e Pd hanno presentato interrogazioni al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, mentre il M5S ha definito l'accaduto un "abuso intollerabile", i parlamentari di destra hanno difeso l'operato delle forze dell'ordine.
L'avvocato Gilberto Pagani, che rappresenta gli attivisti, sta valutando la possibilità di presentare una denuncia, definendo i trattamenti subiti come "clamorosamente repressivi".
Conseguenze per gli attivisti
Oltre alle controverse perquisizioni, diversi manifestanti sono stati denunciati per reati quali imbrattamento e "radunata sediziosa". Alcuni hanno ricevuto fogli di via da Brescia, con divieti di ritorno fino a 18 mesi.
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