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10 novembre 2024

Politica

Berlusconi: ''Miei figli si sentono come gli ebrei sotto Hitler''

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

Berlusconi: ''Miei figli si sentono come gli ebrei sotto Hitler''

Roma - ''I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso...''. . E’ quasi ora di pranzo quando le parole di Silvio Berlusconi a Bruno Vespa, contenute in una nuova anticipazione del libro 'Sale, zucchero e caffè’ in uscita venerdì per Mondadori-Rai Eri, vengono battute dalle agenzie stampa. Dal ‘kapò’ urlato a Martin Schultz al parlamento europeo al ‘Mussolini non ha mai ucciso nessuno, mandava la gente a fare vacanza al confine’, l’ex premier non è nuovo alle ‘scivolate’ su nazismo, fascismo e Mussolini ma l’arrivare a confrontare il sentire dei suoi figli a quello degli ebrei sotto il Terzo Reich suscita non poca incredulità.

Reazioni e commenti monopolizzano l'intera giornata politica tanto che in serata Berlusconi cerca di correre ai ripari. In una nota parla di ''polemica smaccatamente strumentale su una frase estrapolata da un ampio contesto - dice il Cavaliere - La mia storia, la mia amicizia verso Israele, la mia coerente azione di governo sul piano internazionale in favore dello Stato di Israele, non consentono alcun dubbio sulla mia consapevolezza della tragedia dell'Olocausto e sul mio rispetto del popolo ebraico''.

Tra le prime reazioni ad arrivare quella del presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane secondo il quale il ''paragone offende milioni di morti''. ''L'Italia repubblicana è un paese democratico - scrive in una nota Renzo Gattegna - La Germania nazista era una spietata dittatura governata da criminali che teorizzavano e commettevano i più gravi delitti contro l'umanità. Contro gli ebrei i nazisti si accanirono con spietata crudeltà tanto che, alla fine di quel tragico periodo, gli ebrei dovettero contare oltre sei milioni di morti. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa". Per Gattegna "la vita degli ebrei d'Europa sotto il nazismo fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Una catastrofe che non è soltanto del popolo ebraico ma dell'umanità intera". Sulla stessa linea il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici: "Rimaniamo sorpresi e increduli di fronte a un paragone fuori luogo, inopportuno che non ha rispetto per quella che è stata la storia. Ci aspettiamo una rettifica".

Un paragone ''semplicemente vergognoso'' per il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza: ''Berlusconi chieda scusa'', twitta. Ha perso ''completamente il senso della misura. - commenta il responsabile giustizia Pd Danilo Leva - Da 20 anni ci racconta la favola della persecuzione e oggi, anziché chiedere scusa agli italiani per la condanna per frode fiscale, si avventura in un paragone agghiacciante con una tragedia quale l'olocausto. Essere eguali di fronte alla legge, rispettare lo stato di diritto sono paragonabili alla persecuzione degli ebrei?".

Dal centrodestra, nel tardo pomeriggio, Renato Brunetta si leva in difesa di Berlusconi, affermando che ''sin dall'infanzia è stato educato dalla madre e dal padre a considerarsi spiritualmente ebreo'' ma che da presidente del Consiglio è stato il leader europeo più deciso a combattere l'antisemitismo e a mettersi dalla parte di Israele''. Quanto al paragone ''tra il dolore dei propri figli, quanto di più caro abbia un uomo e un padre, e la persecuzione degli ebrei non è affatto la banalizzazione di una tragedia immane, semmai dimostra il sentimento di condivisione che anima il presidente Berlusconi nei confronti di questo popolo. Il resto è deformazione ad opera di ipocriti, strumentalizzazione volgare dei soliti sepolcri imbiancati". Anche il presidente dei senatori Renato Schifani parla di ''solite strumentalizzazioni'' perché le parole del Cavaliere ''vanno interpretate cum grano salis". "E' evidente che in esse non vi era alcun intento offensivo verso una tragedia dell'umanità. Lo dimostra la storia di un personaggio politico schierato da sempre contro l'antisemitismo''.

Tornando al libro di Vespa, il Cavaliere esclude assolutamente l'ipotesi di andare all'estero. ''Sono italiano al 100 per cento. In Italia ho le mie radici. In Italia sono diventato quello che sono. Ho fatto qui l'imprenditore, l'uomo di sport, il leader politico. Questo è il mio paese, il paese che amo, il paese in cui ho tutto: la mia famiglia, i miei amici, le aziende, la mia casa, e dove ho avuto successo come studente, come imprenditore, come uomo di sport e come uomo di Stato. Non prendo neppure in considerazione la possibilità di lasciare l'Italia''.

Berlusconi parla poi di come si è sentito nel momento della condanna in Cassazione per il caso Mediaset. ''Il primo sentimento è stato di non volerci credere, che fosse impossibile che capitasse a me tutto questo, e da lì il rifiuto di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi, perché tutte sarebbero comunque ingiuste''. Insomma ''sono stato assalito da una profonda indignazione che da allora non mi ha lasciato mai. Ho molto pensato a quanto soffrirebbero mio padre e mia madre se fossero qui. E mi sono chiesto come avrebbero voluto che mi comportassi. Credo con la stessa dignità che mi hanno sempre insegnato''.

 



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Carlo De Bastiani

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