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23 aprile 2024

Italia

Bersani: "Il Paese è nei guai, serve un esecutivo"

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Bersani:

ROMA - Prima le riunioni dei gruppi parlamentari, poi la Direzione. Tutto va secondo copione. Anzi la Direzione è anche più breve del previsto. Nemmeno un'ora e nessun voto. Alla fine, è più un'informativa di Pier Luigi Bersani ai dirigenti dem, dopo il pre-incarico del presidente Giorgio Napolitano. E l'intervento più lungo non è nemmeno quello del segretario, ma quello di Enrico Letta che riassume quanto accaduto nelle ultime settimane e la strada del 'doppio binario' imboccata dal pre-incarico in poi.

A oggi le chances che Bersani riesca a centrare l'obiettivo e presentarsi giovedì allo 'show down' al Colle con quel "sostegno certo", chiesto dal capo dello Stato sono del tutto appese a un filo. Ma il segretario, nonostante la "strada stretta", ci crede. Lo ha detto stasera in Direzione. Lo ha detto anche agli interlocutori delle forze sociali incontrate in questi primi giorni di consultazioni. L'obiettivo è far partire un governo con "una chiara identità politica" e che sia in grado di lavorare "anche con un solo voto in più", ha detto Bersani oggi a Cgil, Cisl e Uil. Il segretario ha pure citato un esempio: il precedente di George W. Bush, che nella partita decisiva in Florida contro Al Gore vinse con 5 voti a 4 dei grandi elettori. "Ha vinto con un voto solo, ma poi ha governato", ha ricordato Bersani.

Ma nel Pd, tanti pensano che quel "voto in più" (certo e provato) sarà difficile che il segretario possa portarlo giovedì all'esame del Colle. Se Bersani fallirà è già pronta ad aprirsi una nuova, sanguinosa, partita nel Pd sul sostengo ad un eventuale 'governo del presidente'. Una partita dagli esiti imprevedibili e che per ora, finché va avanti il tentativo Bersani, resta più o meno in sordina. Avverte Enrico Letta: "Qualunque tentativo dopo questo è un tentativo peggiore per l'Italia e per il Pd".

Alla vigilia dell'avvio delle consultazioni con i partiti, nel breve intervento in Direzione, Bersani ha quindi messo in chiaro che il suo tentativo di un "governo di cambiamento" unito a quel "doppio binario", in cui esecutivo e riforme vanno distinti, verrà offerto a tutte le forze politiche. "Questo doppio binario" tra il piano del governo e quello della riforme "consente a tutti di assumersi un pezzo di responsabilità davanti al Paese", ha detto il segretario. "Noi -sottolinea- non chiediamo a nessuno l'impossibile. Chiediamo a Scelta Civica se un'intesa è possibile. Chiederemo ad altre forze che hanno minore disponibilità a non impedire questa soluzione". Ed ancora: "Chiediamo a Pdl e Lega di uscire da un clima elettorale, da cascami di campagna elettorale e arrivare a una scelta di responsabilità".

Infine, ha proseguito Bersani, "chiediamo al Movimento 5 Stelle se vogliono essere una comunità segregata o una forza politica che si assume la responsabilita' di non impedire una soluzione per il Paese". Alla registrazione di 'Porta a Porta', Anna Finocchiaro, ha detto 'in chiaro' quello a cui il Pd sta lavorando: i numeri che sostengono il governo "possono essere attivi, ma possono esserci forze politiche che danno il loro appoggio non apertamente ma che si assumono la responsabilità di far nascere un esecutivo". Questo è quello che potrebbe accadere al Senato. Ma perché avvenga serve che, oltre a Scelta Civica, ci siano anche altri ad assumersi al "responsabilità" di far partire il governo. Come il neonato gruppo Gal. Ma serve anche la Lega.

Tuttavia il termometro dei rapporti con il centrodestra non segna, al momento, una distensione. Il Pd nega che vi sia una trattativa in corso che passi per uno "scambio" tra un sostegno 'camuffato' che consenta al governo Bersani di nascere e l'elezione del prossimo presidente della Repubblica. "Deve, ripeto deve, avvenire con un coinvolgimento molto largo e non per qualche voto in più...", ha detto Letta alla riunione dei deputati Pd. Ma qui ci si ferma. E se anche dovesse esserci questa trattativa, a sentire l'ultima provocazione di Silvio Berlusconi di stamattina, la cosa non è affatto chiusa. Anzi, il Pdl continua ad alzare la posta. Berlusconi ha detto alla riunione dei deputati Pdl che sarebbe pronto a dare l'ok a un governo Bersani con Angelino Alfano vice premier. "Ormai siamo al dunque, bisogna che facciamo discorsi seri. Non si puo' al mattino annunciare la guerra mondiale e al pomeriggio proporre degli abbracci...", ha ribattuto Bersani. Certo, il fatto che Berlusconi non partecipi alle consultazioni (il Cavaliere è tornato a Milano già stasera) non sembra deporre a favore di un dialogo positivo. Giovedì al Colle ci sarà lo show down e si chiariranno i 'se' di queste ore. Se le cose andranno male, nel Pd è pronto ad aprirsi lo scontro sull'ipotesi di un 'governo del presidente' da molti accreditata come unica soluzione per evitare il ritorno precipitoso alle urne.

Dopo qualche uscita dei suoi che ha provocato fibrillazioni, Matteo Renzi oggi è tornato a ribadire il sostegno a Bersani. Il sindaco di Firenze e' favorevole sin dall'inizio a un governo di larghe intese. Ma se le cose dovessero precipitare, "Matteo è pronto a candidarsi, anche se si votasse a luglio", ha detto Matteo Richetti. Il sindaco punta a palazzo Chigi ma vuole arrivarci attraverso il voto. "Qualunque altra ipotesi non esiste".

(Adnkronos/Ign)

 


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