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10 novembre 2024

Esteri

Bimbo muore, ucciso da caramelle avvelenate contro i randagi

E' accaduto in Pakistan: altri cinque in ospedale, si riapre dibattito su metodi estremi contro randagismo e rabbia

| Roberto Silvestrin |

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Bimbo muore, ucciso da caramelle avvelenate contro i randagi

PAKISTAN - Orrore e sdegno in Pakistan. Un bambino di due anni è morto per aver mangiato 'caramelle' avvelenate disseminate nella città di Karachi per abbattere i cani randagi. Sono l'agenzia Dpa e Arab News a raccontare la terribile storia che riaccende anche i riflettori sulla strage di cani randagi in Pakistan e riapre il dibattito. Il bimbo ha ingerito accidentalmente bocconi con formaggio avvelenati, ha affermato il poliziotto Shah Jahan citato dalla Dpa.

 

"Un impiegato della Karachi Metropolitan Cooperation, incaricata di abbattere i randagi aveva i bocconi avvelenati nel bauletto laterale della moto. E' da lì che sono stati presi", ha detto ad Arab News Safdar Mashwani un altro poliziotto secondo il quale altri cinque bambini sarebbero in ospedale. La tragedia ha riacceso il dibattito sui metodi estremi per contenere i randagi e la diffusione della rabbia. Secondo i dati ufficiali, nelle grandi città pakistane ogni anno vengono uccisi con armi da fuoco o avvelenati circa 50.000 randagi. L'Oms, scrive Arab News, stima che ogni anno la rabbia causi tra le 500 e le 5.000 morti in Pakistan.

 

Naseem Salauddin gestisce un progetto a Karachi per sterilizzare e vaccinare i randagi e non ha usato mezzi termini: "Vedere le persone morire di rabbia è doloroso, ma è da condannare allo stesso modo l'uccisione dei cani - ha detto alla Dpa la dottoressa dall'Indus Hospital di Karachi - Le autorità devono mostrare pietà verso gli animali e garantire che il problema venga affrontato in modo umano". Per la Fondazione Ayesha Chundrigar, attiva a difesa degli animali, "più fai del male agli innocenti, più coloro che si afferma di voler proteggere finiranno per farsi del male" e comunque "la violenza, di qualsiasi tipo, non è mai la risposta".

 



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Roberto Silvestrin

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