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20 novembre 2024

Nord-Est

Carenza di personale nella ristorazione e nel turismo: "Ecco le nostre proposte"

Il Presidente di VIU, Andrea Penzo Aiello: «Bisogna favorire le nuove assunzioni. Per farlo si deve ridurre anche il cuneo fiscale così da arginare il fenomeno del lavoro “in nero”»

| Gianandrea Rorato |

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Carenza di personale nella ristorazione e nel turismo:

VENEZIA - In un periodo storico economicamente e socialmente difficile come quello attuale, soprattutto per quanto riguarda le aziende del commercio, del turismo e dei comparti dell’Ho.Re.Ca., la ripartenza è spesso frenata dalla mancanza di personale. Durante questi due ultimi anni caratterizzati dalla pandemia si è difatti visto un radicale stravolgimento delle regole non scritte del mondo del lavoro e molti settori si sono visti costretti ad organizzare la propria routine alla stregua dei lavori stagionali. Altri, invece, hanno visto ridurre al minimo la possibilità di pianificare il futuro d’impresa in base ai flussi di lavoro.

«Fare impresa in un Paese in cui un lavoratore costa all’azienda quasi tre volte il netto percepito ha inevitabilmente diverse ricadute negative, tra cui: non garantire stipendi equi ai lavoratori; non mettere l’imprenditore in condizione di circondarsi della forza lavoro realmente necessaria e favorire il lavoro “in nero” sistemico - afferma Andrea Penzo Aiello, Presidente di Veneto Imprese Unite (associazione per le PMI del terziario che rappresenta migliaia di imprese in tutto il Veneto) – Per arginare la crisi lavorativa che stiamo affrontando, principalmente nei giovani, bisogna quindi riflettere sull’utilità di un eccezionale abbattimento del costo del lavoro. Per farlo si potrebbe pensare ad un’importante riduzione del cuneo fiscale, così come già previsto dall’ipotesi di Manovra Finanziaria 2021 per il Sud e per gli Under 35. Iniziativa da allargare a qualsiasi tipologia di settore, senza alcuna distinzione di età o zona geografica».

Una proposta che arriva a pochi giorni dall’improvvisa chiusura anticipata di ben 13 attrazioni turistiche del noto parco divertimenti di Gardaland che, a causa della mancanza di lavoratori stagionali, d’ora in avanti chiuderanno alle ore 19 piuttosto che alle 23 come tutte le altre strutture. Tanto che da tutta Italia si sono elevate richieste al Governo di interventi urgenti e strutturali per contenere i costi della forza lavoro a carico degli imprenditori. Come da Veneto Imprese Unite che ha varato un importante progetto di intervento economico a livello governativo, trovando subito il sostegno di diverse forze politiche.

Negli ultimi mesi, infatti, VIU ha avuto costanti e proficui colloqui trasversali con importanti esponenti dei principali partiti al Governo, nelle persone dei senatori Luca De Carlo (Fratelli d’Italia) ed Andrea Ferrazzi (Partito Democratico), oltre ai deputati Angela Colmellere (Lega) e Raffele Baratto (Coraggio Italia), per cercare di portare le proprie istanze a Roma. L’obiettivo di VIU, ai tavoli governativi che trattano di politiche economiche, è quello di illustrare i problemi che stanno ormai da tempo vessando commercianti ed imprenditori, presentando al contempo anche possibili soluzioni per cercare di arginare l’attuale crisi economica che colpisce le imprese. Per farlo VIU ha anche messo a disposizione, degli associati e delle stesse forze politiche coinvolte nel progetto, le proprie strutture al fine di redigere proposte ed emendamenti che possano poi essere in seguito inseriti nei futuri provvedimenti di Governo in materia.

«Non si può negare il fatto che il motivo per il quale non si trovano più persone disposte a lavorare nei bar e nei ristoranti durante i mesi estivi, così come per tanti altri ruoli e settori, è il Reddito di cittadinanza che ormai troppo spesso dà al potenziale lavoratore un’alternativa di guadagno “meno faticosa” – sottolinea Penzo Aiello – Al contempo, però, trova del vero anche la polemica nei confronti di tutte quelle aziende che approfittano di stage a retribuzione minima, scoraggiando così chi cerca attivamente un lavoro. Per ovviare a questo problema, i fondi per il Reddito di cittadinanza andrebbero immediatamente “dirottati” sulle aziende per far sì che prendano in carico nuove persone da formare ed inserire in organico. Tali fondi, sommati al salario minimo già previsto per uno stage (450 euro), garantirebbero al singolo lavoratore un compenso onesto (circa 1.300 euro) tanto da permettere alle aziende di non dover sborsare cifre altrimenti difficilmente concedibili. Lavoratore per il quale già dovranno comunque investire in formazione, stimolando così al lavoro quei soggetti che più si aggrappano ai sussidi statali». Il periodo di stage, in costanza di beneficio del Reddito di cittadinanza, per Veneto Imprese Unite potrebbe quindi essere previsto per una durata limitata di 6 mesi (come uno stage “ordinario”), al termine del quale l’azienda sarebbe vincolata, salvo interruzioni per comprovata giusta causa, all’assunzione del dipendente precedentemente formato. Qualora quest’ultima fosse persino a tempo indeterminato, si potrebbero poi garantire degli sgravi sui contributi del lavoratore in questione. «Con questo provvedimento sarebbe più facile tornare a convogliare i ragazzi nella filiera dell’ospitalità e del commercio, andando a ridurre in tal modo anche un grave problema sociale come quello della disoccupazione giovanile» chiosa il Presidente di VIU.

Per poter mantenere in forza il personale assunto, diverrebbe però necessario un ulteriore intervento, ovvero quello di prevedere una riforma della normativa sulla Cassa Integrazione in Deroga per renderla uno strumento ordinario. «Garantire a tutte le aziende un accesso snello alla CIGD, senza burocrazia ed accordi sindacali difficili da realizzare per le aziende più piccole, aiuterebbe gli imprenditori a tenere in organico tutto il personale formato ed essenziale per la quotidianità, tutelando di contro il lavoratore in momenti di calo di lavoro – conclude Penzo Aiello - Sarebbe perciò interessante prevedere un nome alternativo per questo nuovo strumento, poiché il termine “Cassa Integrazione” viene spesso legato ad un’impresa in forte dissesto finanziario. Inoltre, questo eventuale strumento vedrebbe da una parte la facilità di utilizzo di un impianto già rodato durante i due anni di pandemia, dall’altra quella di essere in gran parte autoalimentato dai versamenti Inps che l’azienda già paga regolarmente, senza quindi necessità di un vero e proprio esborso diretto da parte del Governo». «L’unica vera soluzione per aiutare le imprese in questo momento storico è quella di abolire fin da ora il Reddito di Cittadinanza - rincara il sen. Luca De Carlo (Fratelli d’Italia) – Non si può pagare le persone per non lavorare. Certamente chi non può dedicarsi al lavoro per comprovati motivi va aiutato, ma tutti gli altri devono essere messi nelle condizioni di poter aver un impiego. Come ormai affermo da inizio mandato, bisogna permettere alle aziende di assumere con celerità, abbassando il costo del lavoro, anche perché molti imprenditori oggi non riescono più a mandare avanti le loro attività non avendo a disposizione manodopera. E in tutto questo il Governo è complice».

 


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Gianandrea Rorato

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