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08 gennaio 2025

Treviso

COMMESSE NUDE: "DOMENICA , NO GRAZIE!"

Dipendenti di tutto il Veneto in corteo contro le liberalizzazzioni selvagge

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

TREVISO - Nel centro di Treviso, ieri pomeriggio,si è svolta la protesta del gruppo “Domenica, no grazie”, per dire no alle aperture domenicali dei negozi, sollecitando una modifica della normativa che ha liberalizzato gli orari nel commercio.

Sono scese in strada circa 150 persone, gran parte dipendenti dei centri commerciali, titolari di esercizi commerciali della marca e dei negozi di tutto il Veneto. Al loro fianco anche i parenti con lo slogan “Parenti: domenica, no grazie”, per sensibilizzare su un modello di vita meno improntato al consumo esasperato, che rispetti il giorno dedicato alla famiglia.

Protesta commesse

«Una manifestazione sostenuta da tutti - ribadisce una delle promotrici, Tiziana D'Andrea, ex commessa - assolutamente senza bandiere, politiche o sindacali». La protesta, nata da un gruppo su Facebook è partita da ponte San Martino, muovendosi per le vie del centro, cuore dello shopping, per arrivare in piazza Carducci. Ha incontrato l’appoggio di tutti, dalle associazioni di categoria, alla scuola, alla chiesa. Tutti insieme per chiedere di rivedere la normativa che consente di aprire sette giorni su sette e di tornare al limite delle dodici domeniche in un anno, recuperando il valore dello stare insieme e della famiglia.

Le organizzazioni sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, hanno però lanciato un monito. «Ben vengano tutte le iniziative in questo senso - scrivono i sindacati - ma ciò che non ci serve e al quale dobbiamo stare invece molto attenti è la strumentalizzazione delle iniziative da parte di movimenti politici o antipolitici che hanno necessità di visibilità in campagna elettorale, ma che hanno a cuore altri interessi che nulla c'entrano con il problema delle commesse e del loro obbligato lavoro domenicale». Gli esponenti sindacali nella nota congiunta scrivono: «Si prende finalmente atto che il sindacato e i lavoratori del commercio non sono più soli a combattere questa battaglia, ma che anche altri pezzi della società civile, dalla Chiesa alle associazioni culturali e datoriali, e semplici cittadini oggi si rendono conto che la liberalizzazione selvaggia degli orari e delle aperture non porta alcun beneficio alla competitività delle imprese, ma provoca solo un aumento dei costi e un forte impatto negativo sull’organizzazione del lavoro non solo la domenica ma anche nei restanti giorni della settimana, rendendo molto complessa la possibilità di avere un orario lavoro che consenta di gestire e conciliare correttamente tempi di vita e tempi di lavoro».

La mobilitazione proseguirà sempre su internet mentre si sta valutando la possibilità di un sit-in davanti alla sede della Corte costituzionale a Roma, il 7 novembre, giorno in cui la Consulta si pronuncerà sui ricorsi contro il decreto che autorizza le liberalizzazioni. A questo proposito sono già state raccolte oltre tremila firme da inviare a Roma.

 

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