Compiere 105 ai tempi del Coronavirus
Pasqua Mason ha festeggiato in videochiamata coi parenti
| Matteo Ceron |
CASTELFRANCO - Compiere 105 ai tempi del Coronavirus. Succede a Castelfranco, dove una nonnina, Pasqua Mason, ha festeggiato coi proprio famigliari, seppur in videochiamata.
Pasqua, una delle donne più anziane della Provincia di Treviso, è ospite del Centro Servizi alla Persona “Domenico Sartor” di Castelfranco. Un traguardo non da poco, che avrebbe meritato una bella festa con famigliari e amici. Dati i provvedimenti dovuti al Coronavirus non è stato però possibile, anche se l’anziana è riuscita lo stesso ad avere un contatto video con chi le vuole bene.
Occhi azzurri ed un sorriso dolce, Pasqua vive alla casa di riposo di Castelfranco da una decina d’anni. Nata a Moniego di Noale il 31 marzo 1915, era mercoledì della settimana Santa, così la chiamarono Pasqua Maria. Terza di nove fratelli (4 femmine e 5 maschi), frequentò la scuola elementare fino alla classe quarta.
“Mi piaceva molto studiare, ero brava, ordinata e prendevo molti dieci – racconta Pasqua -. Sognavo di diventare una brava maestra ma eravamo tanti fratelli, studiare diventava un lusso per pochi e il papà non voleva fare differenze. Allora mi mandarono dalle suore ad imparare a ricamare, ma questo non mi bastava, così andai ad imparare a cucire da una sarta del paese. Dopo un po’ capii che dovevo andare da una modista a Noale, se volevo apprendere il meglio del mestiere”.
Così tutte le mattine partiva da casa a piedi con un pezzo di pane ed un pentolino di latte come pranzo, per recarsi dalla signora Agostinetti “la modista che mi amava come fossi una figlia”. Finalmente, dopo tanti sacrifici, si sentì pronta per fare la sarta a casa sua ed il lavoro non mancava.
Nel 1942 si sposò con Antonio Pesce, anche lui terzo di dieci fratelli e classe 1915. Dalla loro unione nacquero quattro figli, Giuseppe, Letizia, Dina e Loredana. “Negli anni del dopoguerra – ricorda ancora Pasqua - mio marito era disoccupato e vivevamo in due stanze in affitto, ma di fronte a queste difficoltà non mi sono mai arresa, anzi lavoravo giorno e notte per poter comperare un pezzo di terra dove costruire la nostra casa”.
E nel 1950 quel sogno si realizzò ed andarono a vivere nella loro nuova abitazione frutto di tanti sacrifici. “Lì avevo più spazio per lavorare e molte ragazze venivano nel mio laboratorio per imparare il mestiere di sarta – spiega -. La clientela era numerosa, ma c’erano anche molte persone povere che avevano bisogno di essere vestite. A loro non chiedevo denaro e mi bastava quel poco che potevano darmi: delle uova e un po’ di verdura. In paese sono diventata la sarta con il soprannome di ‘Maria Mariona’ e mi conoscevano anche perché facevo parte dell’Azione Cattolica ed organizzavo dei pellegrinaggi alla Madonna di Monte Berico”.
Attualmente Pasqua ha anche dieci nipoti e quattro pronipoti: “Ogni giorno ringrazio il Signore del dono della vita, ogni giorno è un regalo per me”.
“Nonostante il difficile momento che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, abbiamo voluto comunque festeggiare lo storico traguardi di Pasqua Mason e i suoi 105, il tutto ovviamente con le dovute precauzioni e la commovente videochiamata coi famigliari – racconta Elisabetta Barbato, direttrice del Centro Sartor –. In struttura abbiamo ben 26 ospiti nella fascia d'età tra i 95 e i 100 anni e già 3 ultracentenari. Ringrazio allora nuovamente tutto il personale e i volontari per l'impegno che ci stanno mettendo in questo periodo difficile, fatto di restrizioni e grande attenzione alla salute di tutti, perché i nostri ospiti possano vivere un'esperienza serena anche in questa fase particolare”.
“Mi unisco agli auguri per la nostra ospite centenaria Pasqua e ai ringraziamenti a tutto il nostro personale, a qualsiasi livello – continua Maurizio Trento, presidente del Centro Sartor –. Riuscire a mantenere queste importanti tradizioni in un momento di così grande difficoltà per il mondo intero, è segno di solidità e di grande professionalità, unita ad un rispetto costante per gli aspetti umani. La ricetta per una corretta gestione di un istituto come il nostro Centro Sartor, un riferimento anche per il territorio ed i suoi cittadini”.