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25 aprile 2024

Castelfranco

Compiere 105 ai tempi del Coronavirus

Pasqua Mason ha festeggiato in videochiamata coi parenti

| Matteo Ceron |

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| Matteo Ceron |

CASTELFRANCO - Compiere 105 ai tempi del Coronavirus. Succede a Castelfranco, dove una nonnina, Pasqua Mason, ha festeggiato coi proprio famigliari, seppur in videochiamata.

Pasqua, una delle donne più anziane della Provincia di Treviso, è ospite del Centro Servizi alla Persona “Domenico Sartor” di Castelfranco. Un traguardo non da poco, che avrebbe meritato una bella festa con famigliari e amici. Dati i provvedimenti dovuti al Coronavirus non è stato però possibile, anche se l’anziana è riuscita lo stesso ad avere un contatto video con chi le vuole bene.

 

Occhi azzurri ed un sorriso dolce, Pasqua vive alla casa di riposo di Castelfranco da una decina d’anni. Nata a Moniego di Noale il 31 marzo 1915, era mercoledì della  settimana Santa, così la chiamarono Pasqua Maria. Terza di nove  fratelli (4 femmine e 5 maschi), frequentò la scuola elementare  fino alla classe quarta.

 

“Mi piaceva molto studiare, ero brava, ordinata  e prendevo molti dieci – racconta Pasqua -. Sognavo di diventare una brava maestra ma  eravamo tanti fratelli, studiare diventava un lusso per pochi e il papà  non voleva fare differenze. Allora mi mandarono dalle suore ad imparare  a ricamare, ma questo non mi bastava, così andai ad imparare a cucire da  una sarta del paese. Dopo un po’ capii che dovevo andare da una modista  a Noale, se volevo apprendere il meglio del mestiere”.

 

Così tutte le  mattine partiva da casa a piedi con un pezzo di pane ed un pentolino di  latte come pranzo, per recarsi dalla signora Agostinetti “la modista che  mi amava come fossi una figlia”. Finalmente, dopo tanti sacrifici, si sentì pronta per fare la sarta a casa sua ed il lavoro non mancava. 

 

Nel 1942 si sposò con Antonio  Pesce, anche lui terzo di dieci fratelli e classe 1915. Dalla loro unione nacquero quattro figli, Giuseppe, Letizia, Dina e Loredana. “Negli anni  del dopoguerra – ricorda ancora Pasqua - mio marito era disoccupato e vivevamo in due stanze in  affitto, ma di fronte a queste difficoltà non mi sono mai arresa, anzi  lavoravo giorno e notte per poter comperare un pezzo di terra dove  costruire la nostra casa”.

 

E nel 1950 quel sogno si realizzò ed andarono a vivere nella loro nuova abitazione frutto di tanti sacrifici.  “Lì avevo più spazio per lavorare e molte ragazze venivano nel mio  laboratorio per imparare il mestiere di sarta – spiega -. La clientela era  numerosa, ma c’erano anche molte persone povere che avevano bisogno di  essere vestite. A loro non chiedevo denaro e mi bastava quel poco che  potevano darmi: delle uova e un po’ di verdura. In paese sono diventata  la sarta con il soprannome di ‘Maria Mariona’ e mi conoscevano anche  perché facevo parte dell’Azione Cattolica ed organizzavo dei  pellegrinaggi alla Madonna di Monte Berico”.

 

Attualmente Pasqua ha anche dieci nipoti e quattro pronipoti: “Ogni giorno ringrazio il Signore del dono della vita, ogni  giorno è un regalo per me”.

 

“Nonostante il difficile momento che stiamo vivendo a causa del  Coronavirus, abbiamo voluto comunque festeggiare lo storico traguardi di  Pasqua Mason e i suoi 105, il tutto ovviamente con le dovute precauzioni  e la commovente videochiamata coi famigliari – racconta Elisabetta  Barbato, direttrice del Centro Sartor –. In struttura abbiamo ben 26  ospiti nella fascia d'età tra i 95 e i 100 anni e già 3 ultracentenari.  Ringrazio allora nuovamente tutto il personale e i volontari per  l'impegno che ci stanno mettendo in questo periodo difficile, fatto di  restrizioni e grande attenzione alla salute di tutti, perché i nostri  ospiti possano vivere un'esperienza serena anche in questa fase  particolare”.

 

“Mi unisco agli auguri per la nostra ospite centenaria Pasqua e ai  ringraziamenti a tutto il nostro personale, a qualsiasi livello –  continua Maurizio Trento, presidente del Centro Sartor –. Riuscire a  mantenere queste importanti tradizioni in un momento di così grande  difficoltà per il mondo intero, è segno di solidità e di grande  professionalità, unita ad un rispetto costante per gli aspetti umani. La  ricetta per una corretta gestione di un istituto come il nostro Centro  Sartor, un riferimento anche per il territorio ed i suoi cittadini”.

 


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Matteo Ceron

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