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29 marzo 2024

Treviso

Conte da una piazza dei Signori deserta e surreale: "Dobbiamo ripartire, aiutando e aiutandoci"

Il sindaco ricorda le vittime del bombardamento del 7 aprile del '44

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

TREVISO - La piazza dei Signori silenziosa e vuota, i rintocchi della campana della Torre Civica rimbombano in tutto il centro storico in ricordo delle vittime del bombardamento del 7 aprile 1944, quando la città fu quasi completamento rasa al suolo. In mezzo alla piazza, generalmente affollata per il giorno del ricordo delle 1.600 vittime, solo il sindaco di Treviso, avvolto nella sua fascia tricolore. Dalla finestra del palazzo della Signoria, segue la cerimonia solenne il prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà.

“Non abbiamo potuto condividere questo momento di raccoglimento. Non abbiamo potuto farlo perché, per la prima volta, non possiamo riunirci per fronteggiare un nemico comune e invisibile. Una situazione assolutamente inedita, con la quale abbiamo ormai abbiamo imparato a convivere ma che ci sta togliendo anche i momenti e le cerimonie più importanti e significative, come questa giornata che ricorda il bombardamento che nel 1944 rase al suolo la Città”, le parole del sindaco Mario Conte nel suo discorso di commemorazione letto da palazzo dei Trecento.

“Il bombardamento della Città di Treviso provocò 1600 vittime. In questi giorni in cui passiamo dal leggere freddi bollettini alle immagini strazianti dei mezzi dell’esercito che trasportano bare abbiamo capito più che in altre occasioni che i numeri hanno un peso. E che la vita non può essere ridotta a una casellina, fra tutte le altre. Ci furono 1600 vittime allora (più di 120 fra neonati e bambini) a Treviso, purtroppo in questo mese e mezzo ne abbiamo contate più di 60 nel nostro ospedale e più di 120 nella Marca trevigiana”.

Oltre alla sofferenza per la perdita dei propri cari, i trevigiani, oggi come allora, uomini, donne, bambini, famiglie, studenti, imprenditori, operai, liberi professionisti, dipendenti pubblici, impiegati, addetti, collaboratori, devono far fronte ad enormi problematiche di tipo economico. Treviso, dopo il bombardamento del 1944 e fu ricostruita in 10 anni. Si diete un tetto ai cittadini, si penso allo sviluppo, a vivere e non a sopravvivere. Arrivarono servizi, industrie, strade. Nel 1956 Treviso era una Città rinnovata, nella quale convivevano i ricordi e l’innovazione, le ferite, le cicatrici e anche i risultati di una strepitosa e ritrovata vitalità. Noi, fortunatamente, non dobbiamo “ricostruire” palazzi. C’è chi in questo mese ha perso tutto e vede nelle serrande abbassate le macerie di anni di sacrifici. Ci sono imprenditori che temono il fallimento, partite Iva e tanti professionisti che ora faticano a mettere insieme una cifra per soddisfare un fabbisogno minimo, per un affitto o per lo stipendio di un dipendente".

"Dobbiamo però ripartire. Aiutando e aiutandoci. I nostri nonni e i nostri padri lo hanno fatto da muri sventrati. Noi possiamo e dobbiamo farlo, fra mille difficoltà, con solidarietà e responsabilità, ripartendo dalla nostra gente, dai nostri negozi, dalle nostre attività e dai nostri prodotti. Dall’arte e dalla bellezza”.

 


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