Cos'è la Sla, malattia che a Hawking fu diagnosticata a 20 anni. Quando gli diedero pochi anni di vita...
La sclerosi laterale amiotrofica (Sla) che ha accompagnato per buona parte della sua vita l'astrofisico Stephen Hawking, morto a 76 anni, è una malattia neurodegenerativa a decorso progressivo. Colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale, che permettono i movimenti della muscolatura volontaria. L'incidenza in Italia è di circa 3 casi ogni 100 mila abitanti/anno e la prevalenza di 10 ogni 100 mila, nei Paesi occidentali. Attualmente sono circa 6 mila i malati nel nostro Paese, secondo l'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla).
La Sla colpisce entrambi i sessi, anche se vi è una lieve preponderanza nel sesso maschile. E' anche chiamata morbo di Lou Gehrig, dal nome del giocatore statunitense di baseball che fu la prima vittima accertata di questa patologia, morto nel 1941 a 38 anni. La malattia determina una perdita dei motoneuroni spinali, bulbari e corticali, con conseguente compromissione delle funzioni motorie. E' in genere fatale entro 3-5 anni dall'esordio. Anche ad Hawking erano stati dati pochi anni di vita al momento della diagnosi, attorno ai 20 anni, ma lo scienziato è vissuto ben oltre, con l'ausilio di sedia a rotelle e comunicatore vocale.
La causa della Sla attualmente non è conosciuta, anche se vi sono diverse ipotesi patogenetiche ed è comunque è ormai accertato che la patologia non è dovuta a un singolo fattore. Alcune ipotesi si sono focalizzate sul ruolo del glutammato nella degenerazione del motoneurone, altre su fattori ambientali (esposizione ad agenti tossici o contagiosi), dietetici o sui politraumatismi. A questo proposito è stata osservata una maggiore incidenza della malattia fra i calciatori e tale rilevazione ha fatto ipotizzare una possibile correlazione fra l'insorgenza della malattia e il massiccio uso di farmaci antinfiammatori (molto praticato da questi sportivi) o il loro prolungato contatto con i pesticidi e i diserbanti dei campi di calcio.
I sintomi iniziali della Sla sono talmente impercettibili e variabili da persona a persona che spesso sono ignorati; comune a tutti è la progressiva perdita di forza che può interessare tutti i movimenti volontari. Nella maggior parte dei casi l'indebolimento riguarda prima i muscoli delle mani, dei piedi, delle braccia o delle gambe. Altre manifestazioni possono essere la difficoltà nel parlare, nel masticare, nel deglutire. Oltre alla debolezza, si possono avvertire spasticità e fascicolazioni, anche dolorose (crampi muscolari). Quando vengono coinvolti i muscoli respiratori, possono comparire affanno dopo sforzi lievi e difficoltà nel tossire. Le conseguenze della malattia sono la perdita progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutizione, dell'articolazione della parola e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un'estensione variabile, fino alla compromissione dei muscoli respiratori, alla necessità di ventilazione assistita e quindi alla morte.
La Sla, però, non altera le funzioni cognitive e sensoriali del malato, come ci dimostra più di tutti l'esempio dell'astrofisico che ha portato avanti brillantemente i suoi studi, pur immobilizzato dalla malattia. A oggi - evidenzia la Fondazione italiana per la ricerca sulla Sla (Arisla) - l'unico farmaco indicato è il riluzolo, in grado di rallentare il decorso della malattia di alcuni mesi. Tuttavia, grazie al supporto di ausili tecnologici, alla maggiore consapevolezza dei bisogni dei pazienti e al sorgere di centri clinici specializzati, nel corso degli anni la qualità di vita dei malati è decisamente migliorata. Anche la ricerca - sottolinea Arisla - sta facendo enormi passi avanti sulla conoscenza della malattia e sulla comprensione delle sue basi biologiche, in vista di una terapia efficace. Per tale ragione i ricercatori si stanno concentrando su diversi fronti:
GENETICA - Importanti risultati sono stati ottenuti dagli studi genetici, che hanno portato alla scoperta di nuove mutazioni alla base della patologia, a livello del gene Matrin 3 e del gene TUBalpha. Si sono inoltre compiuti avanzamenti nello studio del coinvolgimento dei processi di maturazione dell'Rna nelle malattie genetiche da ripetizione di sequenze di Dna, tra cui alcune forme di Sla.
BIOLOGIA CELLULARE - Si sono compiuti studi avanzati per bloccare la formazione di aggregati proteici ritrovati nelle cellule dei pazienti affetti da Sla, o per facilitarne la loro rimozione, suggerendo un possibile approccio terapeutico. Hanno anche avuto sviluppo nuovi studi che investigano il ruolo dei mitocondri, ossia delle 'centrali energetiche' delle cellule.
INFIAMMAZIONE E IMMUNITA' NEL SISTEMA NERVOSO - Il ruolo della neuroinfiammazione nella Sla è di fondamentale importanza e di grande complessità. Nel 2014 si sono compiuti passi in avanti in questo campo, sia su modelli in vitro che su modelli animali. CELLULE STAMINALI - In tutto il mondo si stanno compiendo numerosi studi sull'utilizzo di cellule staminali, sia come modello di malattia che come possibile terapia.
TRIAL CLINICI - Sono in corso in diverse parti del mondo con nuove molecole e terapie biologiche avanzate, e anche la comunità scientifica italiana è impegnata su questo fronte. In particolare, ad oggi sono stati registrati 279 trial; di questi ne sono attivi 96, di cui 37 osservazionali e 59 interventistici (www.clinicaltrial.gov). In Italia sono stati registrati 22 trial (fonte: www.clinicaltrialregister.eu) e a oggi ne sono attivi 10.