IL CROCIFISSO IN CLASSE? SI, MA ASSIEME ALL'INNO DI MAMELI
Le opposizioni invitano a non strumentalizzare la sentenza "contro" il crocifisso a scuola
Pieve di Soligo – Il crocifisso in aula? Va bene, ma allora affiggiamo alle pareti anche l’Inno di Mameli. La proposta, provocatoria, è del consigliere comunale di minoranza Cristian Gai, vicino alla fiamma Tricolore.
Sulla scia delle polemiche scatenate dalle sentenza della Corte per i diritti umani di Strasburgo in merito alla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, Gai ricorda che l’identità italiana non si esaurisce con quella cattolica: “chiedo all’ Amministrazione comunale di donare a tutte le classi delle scuole di Pieve di Soligo uno stampato da appendere alla parete recante il testo integrale dell’Inno di Mameli”.
“Vista la paura generale di perdere la nostra identità, credo che questa proposta sarà accolta con entusiasmo da parte di tutti – motiva Gai - e potrà aiutare il nostro Inno a riprendersi il posto che gli spetta di diritto tra i simboli che caratterizzano la nostra cultura e la nostra storia”.
E in merito alla presenza del simbolo religioso cattolico per eccellenza nelle scuole cittadine interviene anche il gruppo di opposizione “Civica Insieme”, critico nei confronti della posizione oltranzista del vicesindaco leghista Calissoni: “Più che una strategia per la sicurezza quella del vicesindaco sembra una tattica miope che pur di catturare il consenso accarezza la pancia della gente ma prepara guai per il futuro”.
La richiesta di eliminare i crocefissi dalle scuole non c’entra nulla con gli immigrati: “è partita da due genitori veneti” ricorda il capogruppo di "Insieme", Gianfranco Sech.
Per quanto riguarda la “minaccia alla sicurezza” costituita dalla forte presenza di immigrati, “Civica Insieme” spinge per la creazione della Consulta degli Immigrati, “in modo da creare un ambito virtuoso e reciprocamente vantaggioso di scambio e dialogo fra l’amministrazione comunale e gli stranieri che stabilmente hanno scelto di vivere nel nostro comune. Questo approccio li induce a diventare interlocutori attivi che prendono coscienza e si assumono responsabilità”.