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18 aprile 2024

Treviso

"VIA IL CROCIFISSO", LO DICE LA CORTE DI STRASBURGO

Il Governo ricorrerà contro la sentenza. Lega e Pd difendono il simbolo della cristianità

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

Treviso - Via i crocifissi dalle aule scolastiche. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Strasburgo adducendo il fatto che questo simbolo è “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni”, ma anche una violazione alla “libertà di religione degli alunni”.

Dalla Lega al Pd, sono tutti contro la decisione della Corte europea dei Diritti dell'Uomo. E il Governo ha deciso di fare ricorso contro la sentenza.

Ecco come si è espresso il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia: “in attesa di conoscere le motivazioni attraverso le quali la ha deciso che i crocefissi offenderebbero la sensibilità dei non cristiani, non posso che schierarmi con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica.” Secondo l’esponete del Carroccio è, invece, la stessa Corte ad “offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo”.

Gli fa eco il compagno di partito, Franco Manzato, che ha preso il suo posto in Regione:“Invito tutti gli insegnanti, gli amministratori locali, i magistrati e tutti i veneti che vogliono ribellarsi a questa sentenza della Corte europea, ad esporre fin da oggi un crocefisso in aule e uffici. E chiedo al Ministro della Giustizia e al Governo di attivare immediatamente tutti gli strumenti in loro potere per fare ricorso contro questa sentenza che squalifica la nostra identità”.

Sempre dalla Lega arrivano i commenti dei consiglieri regionali Roberto Ciambetti e Federico Caner. «In un mondo sempre più globalizzato, dove l’identità culturale e la memoria collettiva dei popoli rischiano di disperdersi, difendere le nostre origini e le nostre radici è il minimo che possiamo fare», sostiene Ciambetti, presidente della Liga Veneta in Consiglio regionale.
 
«Il crocifisso, così come l’ora di religione a scuola, non hanno lo scopo di far convertire i bambini e gli studenti stranieri a un’altra religione – ha aggiunto Federico Caner, vicepresidente del Gruppo leghista in Consiglio regionale – ma sono testimonianze importanti del nostro modo di vivere, utili affinché coloro che vengono da altri paesi possano capire e rispettare le nostre tradizioni e la nostra storia».

Cori di protesta si levano anche da sinistra. Secondo il consigliere regionale Diego Bottacin (Pd) “La Sentenza della Corte europea per i diritti umani è completamente priva di senso.
L'esito di un laicismo astratto e illuminista che ha già fatto abbastanza danni in giro per il mondo e che ha fallito soprattutto per quanto riguarda le politiche di integrazione. Un laicismo che sta esattamente all'opposto di quel “meticciato” di civilita' auspicato dal Patriarca Scola che si fonda invece su concetti quali interculturalità, identità, tolleranza, sicurezza, integrazione e dove la tradizione è vista come un patrimonio necessario”.

“La sentenza è assurda - continua il moglianese Bottacin - perché il crocifisso non è solo il simbolo di chi è credente, ma ha una connotazione ben più ampia, riconosciuta a livello culturale e non solo religioso Il crocifisso rappresenta infatti valori che hanno a che fare con la difesa dei più deboli o il rispetto delle minoranze. Non parla solo ai cattolici, ma anche a tanti non credenti”.

In seno al consiglio regionale si leva anche la protesta del cattolico Marco Zabotti, secondo il quale “il cristianesimo rappresenta un patrimonio religioso, culturale e storico costitutivo, e perciò inseparabile, della civiltà europea”. "Soltanto un malinteso senso di tolleranza e di rispetto di convinzioni personali - conclude Zabotti - può indurre a parlare di violazione di diritti e a giustificare la privazione di questa immagine in un contesto educativo".

 


| modificato il:

Laura Tuveri

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