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19 marzo 2025

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De Pellegrin, una vita da Oscar

L’omaggio di Igor Cassina, Alessandra Patelli, Marzio Bruseghin e dell’intera Nazionale paralimpica di tiro con l’arco

| Gianandrea Rorato |

| Gianandrea Rorato |

un'immagine della serata a Ca' del Poggio

SAN PIETRO DI FELETTO - “Le sconfitte sono state i momenti fondamentali della mia carriera: senza di esse, non ci sarebbe stato neanche il resto”.

Non te l’aspetteresti, da un atleta che ha vinto tutto quello che c’era da vincere: sei medaglie paralimpiche, sino all’oro di Londra, e oltre 70 titoli italiani, insieme alla soddisfazione di essere stato portabandiera dell’Italia ai Giochi del 2012.

Una vita da Oscar, potremmo definirla. E non è un caso che ieri sera, nella cornice di Ca’ del Poggio Ristorante & Resort, Oscar De Pellegrin abbia ricevuto l’omaggio di tanti sportivi: dall’olimpionico di ginnastica, Igor Cassina, ad Alessandra Patelli, da Marzio Bruseghin al collega d’azzurro Davide Dalla Palma, sino ad arrivare alla “sua” Nazionale paralimpica di tiro con l’arco, rappresentata da atleti e tecnici.

Al centro della scena, l’autobiografia, fresca di stampa, che l’asso bellunese ha scritto insieme a Francesca Mussoi e Marco D’Incà. “Un libro ricco di sfumature, proprio come Oscar”, l’ha definito uno degli autori.

“Ho fatto centro” - questo il titolo del libro - è la storia di un’esistenza: la caduta, la rinascita, il trionfo. Il presentatore della serata, il giornalista bellunese Silvano Cavallet, uno dei primi ad accorgersi del talento di De Pellegrin, ha condotto il pubblico attraverso i momenti salienti della vita di Oscar.

Dall’infanzia nel borgo di Sopracroda, “dove l’unico sport era giocare a pallone con una bottiglia vuota di varechina”, sino all’incontro con il destino: l’incidente con il trattore che ha cambiato tutto (“Il giorno più fortunato della mia vita, se penso a ciò che è venuto dopo”).

E poi l’inizio della carriera sportiva, prima nel tiro a segno e poi nel tiro con l’arco, dopo che per ingannare il tempo Oscar si era persino appassionato al lavoro a maglia (“Non c’è famiglia a Sopracroda che non abbia una maglia, una sciarpa o un paio di calzini realizzati da lui”).

Il resto è una storia di trionfi, che Oscar spiega non soltanto con la sua buona mira, ma anche con la capacità di allenare la mente, come e più della tecnica.

Dopo quella leggendaria ultima freccia di spareggio con il malese Sanawi che gli ha regalato l’oro paralimpico a Londra, De Pellegrin ha appeso l’arco al fatidico chiodo, ma continua il suo impegno nel mondo dello sport e dei diversamente abili, anche grazie all’associazione da lui stesso fondata, Assi Onlus, “perché lo sport è soprattutto libertà e per tanti ragazzi rappresenta la strada verso la piena autonomia”.

A Ca’ del Poggio, nella serata organizzata in collaborazione con la sezione Aia di Conegliano, rappresentata dal presidente Paolo Dal Cin, c’era anche Willy Fuchsova, il tecnico federale che era al fianco di De Pellegrin nella gara londinese.

“Non solo Oscar ha fatto centro, ma continua a farlo con il suo impegno quotidiano”, ha detto Fuchsova. Tutti in piedi. E applausi.

 



Gianandrea Rorato

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