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15 agosto 2024

Conegliano

Egonu: "Amo l'Italia, ma il razzismo è la sua parte negativa"

La fuoriclasse azzurra, ex Imoco Conegliano: "Cerco di eliminare le sofferenze di altri"

| Gianandrea Rorato |

| Gianandrea Rorato |

Egonu:

ROMA - "Non era uno sfogo, era un parlarne dopo che a un certo punto era diventato l'unico argomento che si voleva affrontare con me. Non stavo esprimendo la mia opinione e non potevo essere portavoce di chi aveva vissuto le cose che avevo vissuto io e la mia famiglia. Non volevo creare un problema o una reazione mediatica così forte. Volevo solo dire la verità, una cosa che succede tuttora".

Quello di Paola Egonu durante il podcast BSMT di Gianluca Gazzoli, "chiacchierate tra attualità, sport, musica, spettacolo, scienza, filosofia, imprenditoria e molto altro" come spiega il creatore, è il racconto di quel duro sfogo che ebbe dopo la finale per il bronzo dei Mondiali 2022 ("mi hanno chiesto perché sono italiana, questa è la mia ultima partita con l'Italia", disse tra le lacrime a bordo campo) e dei motivi che lo determinarono. Poi la 25enne fuoriclasse del volley azzurro rivela cosa provò nei mesi successivi a quello sfogo. "C'erano persone intelligenti, che l'avevano vissuto sulla propria pelle e che sanno che è una cosa che esiste - dice Egonu -. E poi altre persone che negavano, che mi davano contro e che si lamentavano dicendo 'noi ti abbiamo accolto nel nostro paese, sei diventata ciò che sei grazie a noi e ora ci dai contro'".

"Grazie a Sanremo poi riesco a spiegare effettivamente - continua Egonu, nata in Veneto a Cittadella - il fatto che amo il mio paese, che gioco per il mio paese, che vivo in Italia e ne amo la cultura. Ma che non nascondo che esiste questa parte negativa. Il mio è un modo per eliminare questa parte e le sofferenze di altri ragazzi e famiglie semplicemente per il colore della pelle". E quindi è bene sottolineare che "non vengo discriminata io, ma viene discriminata la mia famiglia o le altre ragazze che vanno a giocare a pallavolo e sentono versi e commento. Non lo faccio per me, ma per le altre persone che vivono tutto questo.

Possono essere i versi dei genitori o degli altri mentre sei in campo, e non è piacevole. Quando entri in un negozio vieni vista subito e controllata con la puzza sotto il naso. Sono tante situazioni e dinamiche che alla fine noti, ci fai caso. A me non capita, mi è successo nel passato e ora non ci faccio più caso. Ci ho lavorato, capita più fuori dal campo che dentro". Infine sui giocatori che hanno fatto interrompere le partite dopo insulti razzisti: "Il giocatore che subisce questa cosa è una persona, ha delle emozioni e quindi reagisce. Potresti essere bravo e controllarti in quel momento, però fa male. Non è una cosa che riesci sempre a controllare. I miei genitori mi hanno preparato a questo, mi dicevano di essere sempre la più brava e di essere educata, mai fuori luogo".

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Gianandrea Rorato

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