FINISCE IN TRIBUNALE PER LA "CRESTA" SUL PRANZO
Uno scontrino da 23,50 euro in più lo porta nei guai
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CONEGLIANO - In un momento storico in cui, anche localmente, terminano nell'occhio del ciclone i rimborsi per le “spese di trasferta” degli amministratori pubblici, c'è chi finisce in tribunale con l'accusa di avere truffato l'ente per il quale lavora chiedendo il rimborso di un pranzo che gli sarebbe stato offerto dalla titolare di un'azienda agricola.
È iniziato lunedì 1° ottobre davanti al giudice Piera De Stefani del Tribunale di Conegliano, e proseguirà all'udienza del 4 febbraio 2013 per ascoltare altri testimoni, il procedimento per truffa a carico di un 35enne.
Il giovane è stato raggiunto da un decreto di condanna del giudice per le indagini preliminari che gli ha inflitto una multa per un episodio avvenuto tra 2008 e 2009.
A. B., dipendente dell'Ispettorato per la repressione delle frodi alimentari, il 24 ottobre 2008 insieme a un collega eseguì un controllo in un'azienda agricola di Vidor. Fattasi l'ora di pranzo, il giovane e il collega andarono a mangiare.
La titolare dell'azienda, generosamente, offrì il pranzo ai due clienti, ma il 35enne – secondo l'accusa – si fece rilasciare da una locanda di Col San Martino una fattura di avvenuto pagamento da 23 euro, che al rientro in sede avrebbe presentato ai suoi superiori con l'obiettivo, sempre secondo la Procura, di procurarsi l'ingiusto profitto di 22,30 euro, cioè la somma massima prevista dall'ente per il rimborso dei pasti consumati dai suoi dipendenti in missione.
La procedura per il rimborso fece il suo corso e il 25 agosto 2009 il dipendente avrebbe ottenuto la quasi totale copertura del costo del pasto che invece gli sarebbe stato offerto. Il collega che era con lui quel giorno è imputato per un reato connesso e lunedì, chiamato a deporre come testimone, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Luca Anzanello