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13 novembre 2024

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Fioi, muli, ma soprattutto calci (vincenti)

Cosa non si fa per amicizia? Si diventa campioni. Questa è la storia di un gruppo di studenti universitari vittoriesi e friulani che per gioco sono arrivati lontano. In Spagna, tanto per cominciare

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Fioi, muli, ma soprattutto calci (vincenti)

VITTORIO VENETO - La passione per il calcio ce l’avevano tutti. Ma poi ci si è messa di mezzo l’università. Continuare ad allenarsi e seguire le lezioni? Uhm, risultava un po’ troppo complicato. Eppure il pallone era lì. Il campetto occhieggiava. E c’era la possibilità di partecipare a un torneo amatoriale. Perché no?

Inizia così la storia dei Fioi e muli (il nome doveva coniugare le origini venete e friulane dei protagonisti): una squadra amatoriale che in pochi mesi ha vinto un torneo dopo l’altro guadagnandosi il privilegio di un confronto calcistico internazionale. Chi sono i fioi e i muli? Un gruppo di amici e compagni della facoltà di Scienze Motorie e Sportive di Gemona. Quasi per scherzo hanno formato una squadra di calcetto. E l'amicizia, la condivisione, lo spirito di squadra che hanno saputo costruire li ha portati, in un paio d'anni, a diventare la squadra amatoriale più forte d'Italia.

Dopo aver vinto svariati tornei l'anno scorso e quest'anno il campionato di Gemona organizzato da Emme3 (ente associato con Libertas), si sono scontrati a Misano, in un torneo nazionale organizzato da Endas con tutte le squadre vincenti d'Italia e sono arrivati ancora una volta primi: un traguardo che li farà rappresentare l'Italia alle fasi europee che si terranno in settembre ad Alicante, in Spagna. I media sportivi che hanno seguito la loro ascesa hanno evidenziato la singolarità di questa squadra che senza alcuna pretesa, ma con la comune passione per il calcio e la reciproca genuina amicizia è riuscita ad arrivare dove nessuno, neppure loro stessi, avrebbe mai immaginato.


Michele De Nardi, com’è nata l’idea di questa squadra amatoriale?
«Dal nulla potremmo dire. Io e i miei compagni frequentavamo la stessa università da un paio di anni. Un giorno abbiamo trovato una locandina che pubblicizzava un torneo chiamato Champions in for. Per divertimento abbiamo provato a mettere su una squadra composta da universitari più qualche esterno e abbiamo partecipato. L’aspettativa di vincere era bassa ma la voglia di mettersi alla prova altissima. Inaspettatamente la sera eravamo vincitori di quel torneo e ci siamo sentiti davvero euforici, anche perché contemporaneamente ci è arrivata la proposta di partecipare a un altro torneo. Di lì a poco la squadra si è allargata con qualche altro componente e ci siamo dati battaglia su parecchi campi. Con il terzo anno alle porte e tanta nostalgia che inizia a bussare per l’ultimo anno insieme, abbiamo deciso di mettere per iscritto i Fioi e i muli, iscrivendoci al nostro primo campionato amatoriale organizzato dall’Emme3 (associato con Libertas) presso lo Sporting 2001 di Gemona Del Friuli. Eravamo a tutti gli effetti una squadra di calcio a 5 con impegno settimanale».

Quali erano state le vostre precedenti esperienze calcistiche?
«Il calcio ci ha sempre gratificato dal momento che riuscivamo a divertirci semplicemente praticandolo. Alcuni di noi si sono trovati un po’ oppressi dalla situazione che l’università aveva creato. Mi spiego meglio, far parte di una squadra dilettantistica e studiare fuori sede è abbastanza complicato. Poiché questo implicava che la nostra disponibilità a partecipare agli allenamenti fosse di un allenamento su due e per alcune società questo risultava inaccettabile. Quindi quando il mister doveva scegliere la formazione titolare o i cambi durante la partita, raramente la scelta ricadeva su di noi. Pertanto l’impegno che mettevamo per questo sport raramente veniva ripagato con un paio di minuti in campo, e ciò risultava frustrante».

Oltre a te - che sei vittoriese - quali altri concittadini fanno parte dei fioi? Quanti anni avete in media?
«Oltre a me i vittoriesi sono Vasyl Yliadis, un ragazzo di origini ucraine ma che vive a Vittorio Veneto con la sua famiglia da oltre 12 anni; Enrico Tomasella, residente a San Giacomo di Veglia e purtroppo fuori dal campo da quasi un anno per uno sfortunato infortunio al legamento crociato. In media abbiamo 22 anni e seguiamo tutti la stessa facoltà. Anzi direi che a farmi scegliere questa facoltà è stato proprio Enrico che me ne ha parlato per la prima volta, pertanto io (come Vasyl) appassionato di sport mi ci sono fiondato.
Siamo tutti e tre amici da tempo immemore (personalmente conosco Enrico dal mio primo giorno su questa terra) e questa esperienza (sia calcistica che universitaria) ci ha fatto legare ancora di più. Difatti era solito (prima che Enrico si laureasse) che il viaggio da Vittorio a Gemona e viceversa lo facessimo tutti assieme, un po’ per dividerci le spese e un po’ per tenerci compagnia».

Quindi la vostra squadra è nata per caso, per “gioco”, per amicizia…
«Proprio così, al primo calcetto a cui ho partecipato a Gemona ero in compagnia di Gabriele Spadoni (il capitano dei Fioi e i Muli). Ai tempi non ci conoscevamo, tuttavia ci legava la medesima situazione: eravamo nuovi nella casa dello studente e volevamo alimentare il più possibile la nostra passione per il calcio, ovunque ci trovassimo. Abbiamo iniziato a legare e poi le conoscenze sono diventate sempre di più. Durante gli anni abbiamo continuato a coltivare le nostre amicizie e passioni: andare a giocare al campetto era quasi un obbligo settimanale e stavamo lì per ore e ore senza neanche accorgercene».

Che è successo invece? Come siete riusciti ad arrivare a questo risultato?
«Potrei dire molto, ma il nostro punto di forza per me è sempre stato l’amicizia. La casa dello studente a Gemona è suddivisa in cinque piani, di cui i primi due sono adibiti alle aule dove fare lezione mentre il terzo e il quarto sono i piani delle nostre camere (il quinto è esterno e comprende gli alloggi dei professori). Praticamente alloggiare nella casa dello studente è un po’ come avere 60 inquilini, è vero che esistono le stanze personali ma in fin dei conti a dividerci sono solo delle porte, il tetto sopra la nostra testa è il medesimo per tutti. Questo per dire che lo si voglia o no, vivendo a stretto contatto sempre con le stesse persone si finisce per conoscerle quasi tutte nel profondo, stringendo importanti legami d’amicizia i. I Fioi e i Muli vivendo a tutti gli effetti insieme sono diventati un gruppo affiatatissimo e super legato. Nella nostra squadra non esistono differenze, per quanto ci sia chi ha giocato in Serie D, chi in promozione o chi come me solo in seconda categoria. Il nostro successo a Misano Adriatico alle fasi Nazionali organizzate dall’ENDAS è dovuto solo ed esclusivamente alla nostra amicizia, al nostro affiatamento e alla nostra passione per il calcio».

A settembre vi aspetta la Spagna! Vi state allenando in che modo?
«Sappiamo bene che sarà una sfida ardua questa delle fasi europee e non abbiamo alcuna intenzione di prenderla sotto gamba. Infatti abbiamo tornei sparsi tra Veneto e Friuli che abbiamo intenzione di vincere, un po’ per gloria e un po’ per finanziarci. Che sia chiaro che non abbiamo pretese su tutto, ciò che conta più di tutto per noi è l’intenzione con cui andiamo a partecipare. Sul piano fisico alleniamo costantemente in palestra, che non è di certo la caratteristica che ci permette di vincere ma sicuramente ci dà una bella mano».

Il nome! Perché fioi e muli? Un po’ veneto, un po’ friulano?
«Il nome è nato un po’ per caso, ai tempi del primo torneo dovevamo decidere come presentarci, ed è stato proprio Enrico Tomasella ad avere questa trovata. Il nome è piaciuto a tutti fin da subito e ci rappresentava al meglio. Comprende l’appellativo generale che si usa tra giovani nelle nostre due “culture”, infatti I Fioi e i Muli non è altro che Gli amici e gli amici tradotto dal dialetto veneto e triestino. Che è poi quello che siamo, un gruppo di amici che non ha bisogno di nient’altro per stare bene se non noi stessi».

È davvero l’amicizia il segreto che vi ha portato al successo?
«Si, sono fermamente convinto che non ci sia niente di più vero dell’amicizia che scorre tra noi. Una squadra affiatata come la nostra non la rivedrò mai. Il nostro modo di aiutarci l’un l’altro e di dare sempre il cento per cento in campo ci rende una squadra temibile da chiunque, non esiste a mio parere meccanismo che ingrani meglio dei Fioi e i Muli».


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