Il gusto di essere ribelli parte da Farra di Soligo

Vitale e la sua Malga Ribelle: formaggi a latte crudo e prosecco con fondo

| Sara Armellin |

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FARRA DI SOLIGO - Qual è il significato della parola ribelle? E’un rifiuto all’obbedienza cieca, un atteggiamento di protesta, un atto rivoluzionario. Non a caso è l’aggettivo scelto da Vitale Girardi, classe 1987, per firmare il suo progetto di azienda agricola decisamente in controtendenza, in corso d’opera tra le rive di Farra di Soligo e altri terreni tra Refrontolo e la prima pianura trevigiana.

Tutto parte da un profondo amore per la propria terra e dal desiderio di conoscere, capire, confrontarsi: Vitale, cresciuto tra le vigne e la stalla dei nonni Ruggero e Tony, dopo la laurea triennale in enologia a Conegliano e la magistale in Agraria a Padova, è arrivato fino in Nuova Zelanda per seguire “virtute e canosceza”: curiosità, voglia di farsi domande e trovare risposte, hanno portato Vitale a proporsi poi come consulente di diverse aziende agricole, in Italia e all’estero. Fino al 2016, anno in cui ha preso la decisione di mettere a posto una vecchia casa di famiglia per dare il via alla “sua” azienda agricola.

La terra di partenza c’era, certo: ma non è solo la terra che fa il raccolto. L’agricoltore è parte integrante del delicatissimo ecosistema che si crea tra animali, coltivazione, ambiente e lavoro. L’uomo, con il suo apporto, non può prevalere in maniera dominante: deve assecondare l’andamento degli altri elementi, governandoli in un certo modo, ma senza avere la pretesa di esserne il più forte. Da questa semplice ma fondamentale e profonda consapevolezza, prende vita Malga Ribelle: malga perché ci sono le mucche, con tanto di toro per la rimonta interna naturale.

Sono 5, distribuite tra la piccola malga-stalla tra l’ettaro e mezzo di vigna a Farra e i pascoli che Vitale ha sapientemente avuto in gestione da amici e conoscenti, che abbracciano la sua visione. Le vacche pascolano beatamente e mangiano erba fresca da marzo a ottobre, dormendo anche all’aperto: Vitale va ogni mattina e sera a mungerle, nel rispetto dei tempi del parto e delle pause asciutte estive. Nei mesi più freddi si spostano nella piccola stalla di Farra, dove consumano il fieno di primissima qualità che Vitale sfalcia con calibrate rotazioni a inizio e fine estate, oltre alla soia, al mais e all’orzo che viene coltivato nei 2 ettari di campi in pianura.

Con il profumato latte, dalla caliera di rame del piccolo caseificio creato come Piccola Produzione Locale, escono robiole, caciotte e formaggi deliziosi, alcuni da consumare freschissimi – come le ricotte e gli yogurt – altri da gustare dopo l’opportuno affinamento. In bocca sprigionano tutta la bontà ribelle e le sfumature equilibrate del progetto di Vitale: che continua in vigna, dove le viti di Glera, ben concimate dal letame delle vacche, possono esprimere ancor meglio l’unicità del terreno di Farra. Nei 10 ettari tra rive scoscese e dolci declivi, Vitale coltiva con certosina pazienza la sua uva, che vinifica rigorosamente sui lieviti per creare un vino genuino a residuo zuccherino zero.

Dalla prima annata di 2.400 bottiglie, ora ne produce 10.000: ma non saranno mai di più, dal momento che l’equilibrio del suo ecosistema è questo. Un piccolo cerchio armonico, come del resto è sempre stato nella semplicità delle economie familiari, molto più ribelli di quel che comunemente si pensa.

 



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