IMMIGRATI RAGGIRATI, AVVOCATO INDAGATO CON UNA BADANTE
Secondo l'accusa si facevano pagare dagli stranieri promettendo la regolarizzazione
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VOLPAGO – Promettevano regolarizzazioni a suon di migliaia di euro ad immigrati disposti a tutto pur di rimanere in Italia. Ma sono stati scoperti e denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione sul trattamento dei dati personali Stefano Pagnossin, avvocato e consigliere comunale di 38 anni di Volpago del Montello, ed una badante (italiana) di 62 anni della zona di Montebelluna.
Il caso che ha fatto partire gli accertamenti, scoprendone poi altri sette, riguarda un’anziana signora malata di Alzheimer appartenente ad una facoltosa famiglia di Montebelluna. La badante denunciata aveva dato la una foto dell’anziana assistita all’avvocato, il quale l’avrebbe utilizzata per convincere un marocchino a pagare svariate migliaia di euro per ottenere la regolarizzazione.
L’avvocato, sempre secondo quanto emerso, aveva raccontato al marocchino che quell’anziana sarebbe stata la donna che avrebbe dovuto assistere. In realtà, però, l’anziana ed i suoi famigliari non ne sapevano nulla.
Quando alla famiglia della donna è arrivata la documentazione relativa al marocchino che si presumeva dovesse regolarizzare tutto è stato rispedito al mittente, dicendo che non lo conoscevano. A quel punto il marocchino è stato convocato in Questura ed ha fatto il nome dell’avvocato e del raggiro che aveva subito.
Con gli accertamenti è venuto alla luce come i casi simili fossero altri sette, sei in provincia di Treviso e due in provincia di Padova. Anche se con una differenza rispetto al caso dell’anziana malata di Alzheimer: c’erano dei finti datori di lavoro consenzienti che fornivano i loro dati fingendo di voler regolarizzare gli immigrati, i quali, sempre secondo l’accusa, avrebbero versato all’avvocato cifre comprese tra i 4mila e gli 8mila euro per essere regolarizzati.
Soldi che poi sarebbero stati divisi tra lo stesso avvocato, la badante 62enne che faceva da tramite, e i “datori di lavoro”. Pure questi finti datori di lavoro saranno indagati, anche se per uno di loro la posizione è a ancora al vaglio e potrebbe cavarsela senza problemi: pare fosse in buona fede ed avesse fornito i suoi dati perché realmente aveva bisogno di un’assistente domestico.