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19 ottobre 2024

Treviso

INCENDIO A TREVISO, PARLA UN INTOSSICATO: "SONO VIVO PER MIRACOLO"

L'uomo se si fosse trovato sul retro della casa sarebbe stato colpito dalle scheggie di vetro generate dall'esplosione

| Mauro Favaro |

| Mauro Favaro |

INCENDIO A TREVISO, PARLA UN INTOSSICATO:

TREVISO – Finestre spalancate e coperte stese all'aria. Il giorno dopo l'incendio che ha devastato lo stabile dell'ex fabbrica Iana, il quartiere di Sant'Antonino si è risvegliato senza più la colonna di fumo nero che lunedì aveva coperto il sole, ma con un odore di bruciato che non sarà facile da lavare via.

Così come per i residenti, sfollati per alcune ore, non sarà facile scordare gli attimi di terrore vissuti dopo i boati. “Stavo nell'orto – ricorda Antonio Lorenzon, che con sua moglie Armida è finito intossicato al Ca' Foncello – per fortuna non ero dietro casa: sarei morto”.

Il retro della sua abitazione, una palazzina al civico 7 di vicolo Sant'Antonino A, infatti, dista solo un paio di metri dal piano superiore dello stabile che ospita una chiesa evangelica, punto dal quale sarebbero partite le fiamme. Qui i resti delle esplosioni sono ancora ben visibili: la facciata è stata investita da una pioggia di schegge di vetro rimaste addirittura conficcate nei muri. E ora quel centro culturale, frequentato per lo più da brasiliani, finisce sotto accusa.

“Tirerò le orecchie ai consiglieri di zona che non mi hanno avvertito di quel gruppo di preghiera – tuona il vicesindaco Gentilini – un'area industriale non può essere adatta per cose del genere”.

Intanto è partita la conta dei danni. “Non resta altro – allarga le braccia Antonio, rientrato a casa ieri dopo aver passato la prima notte da un figlio lontano dal fumo di Sant'Antonino – per fortuna non è andata peggio”. Questo lo pensano tutti. “Il fumo aveva investito la mia voliera – aggiunge Angelo Zambon, residente in un condominio all'inizio del vicolo – i canarini sono vivi, quindi vuol dire che si può ancora respirare”. Chi può dirlo meglio delle sentinelle delle miniere? I Vigili del fuoco e l'Arpav. “Non ci sono rischi per la salute – confermano i pompieri – stiamo indagando per capire qual è stata la causa”. Caldaia o bombola di gas, sembrerebbe.

La vita, comunque, è ripresa. A cominciare da quella dell'elementare “Carrer”, che lunedì è stata avvolta dal fumo, dove ieri la campanella è suonata come gli altri giorni. E poi quelle degli imprenditori e dei liberi professionisti che occupano dei locali nel fabbricato e che stanno provando a salvare il salvabile e a rimettersi in piedi. “Ci han detto che la struttura non ha problemi – spiegano le dipendenti dello studio di commercialisti Quaggiotto Redolfi intente a cellofanare l'archivio – ma l'acqua che scende dal soffitto potrebbe distruggere i documenti”.

“Oltre alle attrezzature rischiamo di perdere un sacco di lavoro: questo è il danno più grosso – fa il punto Lorenzo Grespan, titolare del centro estetico Beauty Spa – dobbiamo attendere l'intervento dell'ufficio tecnico del Comune perché non c'è l'agibilità, intanto abbiamo iniziato a mettere in sicurezza il locale e poi cercheremo di recuperare quante più cose possibili”. Fiamme e fumo, insomma, hanno lasciato una lunga scia.

 



Mauro Favaro

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