Inquinamento delle falde acquifere: “Il Trevigiano pecora nera del Veneto”
Zanoni: “Ben 8 corpi idrici oltre valori limite in Veneto”
TREVISO - "Dal monitoraggio di Arpav per la classificazione dello stato qualitativo delle acque sotterranee, le nostre falde acquifere, emerge uno scenario preoccupante, con un territorio, quello trevigiano, nel ruolo di pecora nera". Lo rende noto Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd Veneto. Ieri il report "Classificazione Stato Qualitativo Acque Sotterranee" è stato illustrato dall’Arpav in Commissione Ambiente.
"Sono ben otto i corpi idrici in stato qualitativo scarso, ovvero dove vengono superati i limiti di legge - aggiunge l’esponente dem -. E ben sei di questi si trovano appunto in provincia di Treviso. Il primo, Alpone-Chiampo-Agno, risulta avere il superamento dei limiti di legge per il cromo esavalente, i PFOS, e i PFOA. Per quanto riguarda la Media Pianura tra Retrone e Tesina si registra il superamento dei limiti di legge per i PFOS e PFOA. Nelle Colline trevigiane per tricloroetilene+tetracloroetilene, dimetomorf, glifosate; nell’Alta Pianura Trevigiana per i nitrati; nella Media Pianura tra Muson dei Sassi e Sile per il bentazone e il metolachlor esa; nella Media Pianura tra Sile e Piave per il dimetomorf, metolachlor esa e i pesticidi totali; nella Media Pianura tra Piave e Monticano per il dimetomorf, imidacloprid, metalaxil + metalaxilM, tebuconazolo e i pesticidi totali; nella Media Pianura Monticano e Livenza per linuron, metolachlor e metolachlor esa".
"Le sostanze rilevate sono erbicidi e fungicidi usati soprattutto in agricoltura, ma anche sostanze chimiche usate nell'industria - spiega ancora Zanoni -. In particolare è emersa la presenza in alcune aree di Bentazone e Linuron che, a quanto pare, sono vietate da tempo. C'è poi una falla grave, di carattere organizzativo e comunicativo. Capita infatti che, riguardo ai casi di allevamenti che utilizzano acqua di pozzo, ovvero di falda acquifera, questi non vengano segnalati all’assessorato dell’Agricoltura, che per precauzione li dovrebbe segnalare agli allevatori e a chi usa quest'acqua contaminata per ortaggi e frutta. Un fatto grave. A questo si aggiunge che, malgrado la bontà dei monitoraggi, siamo ancora ad un livello di insufficienza nella definizione delle cause che determinano l'inquinamento delle acque. E dunque ad uno stato di paralisi nell'introduzione di strumenti che impediscano di arrivare a scenari come quello illustrato oggi".
“Ho chiesto, presente l’assessore all’ambiente, di effettuare una ricognizione dei pesticidi utilizzati in agricoltura, per capire quante delle 18.000 tonnellate utilizzate ogni anno in Veneto finiscano nel suolo, nelle falde acquifere e nei fiumi - conclude il consigliere -. Questo perché, se non conosciamo tali dinamiche, non possiamo attuare misure utili alla prevenzione di questi diffusi fenomeni di inquinamento".