Inventò 'buoni' venetisti e raccolse 20 milioni: indagato
Fondò il movimento e il referendum 'plebiscito.eu'. La difesa: "È una vecchia inchiesta di 5 anni fa che ha concluso da più di 2 anni la fase di indagini senza essere sfociata in alcunché"
| Ansa |
TREVISO - L'ex esponente venetista Gianluca Busato, 54 anni, di Treviso, assieme a un consulente, Natalino Giolo (66) di Spinea (Venezia), è indagato dalla Procura della repubblica di Treviso in seguito alle denunce di imprenditori locali, che avrebbe indotto a sottoscrivere dei 'buoni' per 20 milioni di euro, promettendo rendimenti legati a investimenti in criptovalute, mai restituiti. L'indagine - scrive oggi il Corriere del Veneto - riguarda l'emissione di "Buoni federali Costitutivi" (Bfc) lanciata nel 2014, all'indomani di un referendum online del sito 'plebiscito.eu' sull'indipendenza del Veneto.
Una consultazione che, a detta del promotore, sarebbe stata un successo ma i cui numeri e il risultato non sono mai stati verificati. Busato, un passato da leghista poi fuoriuscito perché 'troppo moderata', lanciò la sottoscrizione con finanziamento delle attività di "strutturazione della 'Repubblica Veneta'", a cura della "Tesoreria della Repubblica Veneta", pagabile "entro sei mesi dall'approvazione della Costituzione della Repubblica Veneta". Le denunce dei sottoscrittori alla Guardia di Finanza risalgono al 2019. L'avvocato Andrea Groppo, legale di tre di loro, ha chiesto il sequestro dei conti correnti intestati a Busato, a Giolo e alle società a loro riconducibili tra la Slovenia (dove Busato sarebbe residente) e a Vilnius, in Lituania, dove ha sede "Venice Swap", la società di trading in criptovalute, oggetto di un esposto presentato nei giorni scorsi a Mirano (Venezia) da parte di decine di persone che sostengono di essere rimaste intrappolate in un ingranaggio del tutto simile. Busato ha diffuso un comunicato in cui denuncia un presunto coinvolgimento di "ambienti filorussi" in una operazione che avrebbe l'obiettivo di ricattare la Venice Swap attraverso la "minaccia di un danno reputazionale".
IL COMMENTO
Quella sui 'buoni venetisti' è "una vecchia inchiesta di 5 anni fa che ha concluso da più di 2 anni la fase di indagini senza essere sfociata in alcunché. Così come finirono in un nulla di fatto i controlli effettuati persino dalla Consob e ancor prima dalla stessa Guardia di Finanza". Lo afferma in una nota Gianluca Busato, promotore di 'plebiscito.eu', al centro di indagini su una raccolta di 'buoni' per 20 milioni di euro, che non sarebbero mai stati restituiti ai creditori. Busato precisa quindi che "i token di utilità non sono prodotti finanziari, bensì crediti di accesso a servizi aziendali fruibili tipicamente attraverso sistemi informatici. È quindi del tutto normale e legittimo che, avendo creato prodotti e piattaforme digitali di eccellenza tecnologica, che hanno ricevuto nel tempo anche premi e riconoscimenti, sia stato integrato anche un sistema per la loro fruizione basato sulla blockchain". L'azienda Venice Swap, poi, è "stata fondata a fine 2021, quindi più di due anni dopo le romanzesche vicende raccontate", e sarà stata "inserita tra i futuri 'Unicorn', aziende con giro d'affari superiore al miliardo di euro da Dealroom, la prima piattaforma europea di monitoraggio di startup e venture capital. Dealroom ha stimato il valore di Venice Swap attorno ai 500 milioni di euro", sostiene. Busato infine sottolinea che "vive in un appartamento in affitto e viaggia con una vecchia auto usata, per cui di soldi a fiumi su cui tuffarsi alla Paperon de' Paperoni proprio non ce ne sono".