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09 ottobre 2024

Lavoro

Lorenzo Brugnera, presidente della Latteria Soligo, si racconta

Guida la più longeva cooperativa del nordest

| Federica Gabrieli |

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| Federica Gabrieli |

lorenzo brugnera

Un giusto mix di capacità e abilità hanno contraddistinto questo Uomo che con coraggio, semplicità, umiltà, curiosità, gentilezza, determinazione, resilienza, perseveranza, passione e innovazione ha abbracciato ed accolto una visione del mondo e soprattutto del territorio Veneto in una maniera lodevole e di grande responsabilità e rispetto. Aggettivi che sembrano stridere affiancati alla parola “imprenditore” ma che non rappresentano un utopia. Molto legato alla sua terra e alle sue tradizioni ma con uno sguardo sempre rivolto al futuro, ha saputo ascoltare i propri collaboratori perché “credere negli uomini è la cosa più giusta che si possa fare”.

 

Chi è Lorenzo Brugnera?

E’ un uomo legato alla propria terra in maniera quasi morbosa. Sono nato a Fontanelle (Tv) il 1 giugno 1949 e cresciuto in una famiglia di agricoltori ed allevatori. Mio padre aveva un po' di terra e facevamo anche il vino in casa dal Clinton, Raboso, Merlot quei vini corposi che venivano commercializzati su Trieste e Friuli Venezia Giulia. Ricordo con rammarico i tempi quando veniva l’ora della raccolta e non c’era la possibilità di venderlo tant’è che veniva addirittura abbandonato, da lì poi sono nate le Cantine Sociali, erano gli anni della Seconda Guerra Mondiale, per una necessità commerciale e per dare sostentamento alle famiglie e proprio da quest’ultime che sono nati i cambiamenti e anche il prosecco. Vivevamo nella casa colonica eretta dal nonno con accanto la stalla nella quale tutt’oggi ci vivo con la mia famiglia ed uso la parola patriarcale perché abbiamo continuato a sostenere all’interno tutto quello che mi è stato lasciato da mio nonno. Difatti ho sempre avuto sin da piccolo e mantenuto la passione per l’allevamento, tramandata dal nonno e da mio padre e dopo gli studi all’età di vent’anni ho costruito la prima stalla lontana dalle abitazioni. Era un allevamento di vacche da latte e tori, sebbene per questi ultimi non avevo un grande trasporto. A quei tempi, stiamo parlando degli anni ‘65/70, le difficoltà nell’agricoltura e allevamento non erano poche ed il mio trasporto e passione verso queste ultime mi hanno portato a frequentare le scuole professionali rivolte a questi ambiti ovvero agricolo.

 

Che ricordi hai della Tua infanzia?

A quei tempi era il fare, il migliorarsi e il dover migliorare le nostre condizioni che c’erano nel mondo agricolo difatti quest’ultimo a quei tempi era di una povertà molto elevata e di una grande manualità ; pensa che conservo ancora nel mio garage e con gelosia il primo Landini testacalda che è stato acquistato quando sono nato io, ovvero nel ‘49. Da lì sono arrivate le prime macchine falciatrici perché altrimenti fino a quel momento si andava a falciare con i cavalli ed i buoi. Ricordi di tanta fatica e sacrifici ma altrettanta semplicità e amore profondo verso tutto ciò che ci circondava, quei momenti li conservo con cura dentro di me e che mi hanno accompagnato sempre negli anni soprattutto nei periodi più difficili che pensandoci bene non erano così difficili ritornando indietro nel tempo.

 

Il Tuo percorso professionale prima di arrivare in Latteria Soligo qual è stato?

Durante la mia giovinezza sono sempre stato inserito nel movimento giovanile della Coldiretti di Oderzo, poi mi sono staccato all’età di 24 anni per fare l’Assessore nel Comune di Fontanelle, proprio perchè mi è sempre piaciuto stare all’interno della comunità e prodigarmi nel risolvere problemi ed inghippi quotidiani. Quindi il mio primo e vero percorso è stato legato ai miei quindici anni di amministrazione comunale, facendo tre legislazioni, erano gli anni della Democrazia Cristiana. Questa esperienza mi ha permesso di adoperarmi su vari fronti e di crescere molto a livello professionale; è stato un percorso di formazione molto forte, impegnandomi molto a livello provinciale e regionale con la politica, è stata una scuola di vita dove ho imparato il confronto e il confrontarsi con altre persone e il saper dialogare. Nel contempo continuavo a portare avanti la mia azienda di allevamento e agricola, mi sono iscritto a enologia, acquisendo un diploma regionale di enologo. Da quel percorso sono stato consigliere della Cantina Sociale di Fontanelle e poi Presidente di quella di Gaiarine dal ‘90 al ‘96; sai mi piaceva molto cambiare e fare nuove esperienze professionali. In Latteria Soligo sono arrivato a furor di popolo ovvero la Soligo nel ‘98 era fortemente in difficoltà è stata tolta una mensilità di latte ai soci per il troppo dovuto perché era una situazione economica molto difficile, l’azienda aveva avuto un incendio nel ‘96/97 entrando in una crisi profonda, tant’è che il patrimonio dell’azienda ormai era portato verso lo zero, perdendo dai 3 ai 4 miliardi all’anno delle vecchie lire. Bisognava prendere le redini in mano ed ero attorniato da persone che volevano introdurmi all’interno dell’azienda; c’è stata questa “alzata di scudi” che mi hanno visto come capo popolo che ogni tanto mi piaceva fare. Ho iniziato a collaborare con questo gruppo di ragazzi nel ‘98/99 e precisamente il 24 aprile 1999 abbiamo convocato un’assemblea che ha delegittimato il vecchio consiglio di amministrazione legittimando quello nuovo di cui facevo parte e che il 1 di maggio mi ha fatto Presidente di questa Cooperativa. Ricordo quel momento con un sorriso perché ho detto a mia moglie: “ Prendi in mano la mungitura degli animali, io vado in Soligo per tre mesi perché mi hanno chiesto di fare il Presidente, faccio una fusione e poi torno a casa; Lei mi guardò e mi rispose: “Solo se mi prometti di ritornare”. Credo sia stata la più grande balla che ho raccontato a mia moglie”. All’epoca avevo 49 anni e con tenacia, coraggio e determinazione ho cercato di riportare l’azienda a sani livelli di gestione anche perchè mi ha sempre dato ragione ed accompagnato negli anni un sistema per abbassare i costi ovvero consumare meno e personale in esubero; purtroppo la scelta è stata quella di licenziare con grande difficoltà e rammarico quarantaquattro uomini della latteria, trovandomi tuttalpiù ad avere notevoli disagi con le banche. Dal ‘99 al 2000 siamo riusciti a mettere in moto la Soligo, alleggerendo il personale e costi per migliorare la situazione; pensa che davano l’azienda spacciata ma io ci ho creduto sin dall’inizio e sai perché? Si erano dimenticati che la Latteria Soligo aveva 900 soci che consegnavano tutti i giorni, quindi come fa fallire una Cooperativa che raccoglieva a quei tempi 2000 quintali di latte al giorno? Quella sofferenza era stata la mal gestione dei direttori di prima. I primi tre anni sono stati molto difficili perché le banche non ci davano nulla, neanche di acquistare la carta, solo la Carige ci ha dato una mano. Testardo e duro nella mia posizione, nel 2001 cominciò il primo bilancio a pareggio fino ad arrivare negli anni successivi con un attivo e a crescere arrivando ad oggi con un fatturato di 98 milioni di euro. Da cooperativa territoriale siamo arrivati ad essere presente in moltissimi luoghi d’Italia e riconosciuta per i nostri prodotti, una grande soddisfazione.

 

Cosa è cambiato in questi 25 anni di presidenza all’interno di Latteria Soligo?

La cosa che mi piace di più è dire a piccoli passi. Difatti nel 2003 è stata fatta la prima fusione con la Cooperativa di Breganze con 160 soci e che era fortemente in difficoltà; negli anni abbiamo incorporato altre Cooperative ovvero di Mareno, Vittorio Veneto, San Giacomo di Veglia, Conegliano e AgriCansiglio.

 

Cosa è stato fatto?

La mia mentalità mi ha portato a non fermarmi mai, ho sempre cercato di cambiare con una grande predisposizione verso l’innovazione tecnologica per migliorare i prodotti all’interno dell’azienda e diminuire i costi per essere competitivi; da sempre abbiamo continuato ad investire all’interno degli stabilimenti. Pensa che quello di Caposile nel 1999 prima che io entrassi in Latteria Soligo lo volevano vendere per recuperare soldi tuttavia quando sono arrivato io alla presidenza ho visto solo una cosa ovvero che i componenti di quello stabilimento avevano una gran voglia di fare, ho creduto in quei ragazzi e ad oggi lo stabilimento di Caposile è l’unica Cooperativa e Centrale del Veneto che ha la potenzialità di portare il latte in diverse regioni d’Italia con un prodotto cercato e ricercato per la qualità del latte e la capacità di quegli uomini che negli anni hanno saputo adoperarsi con determinazione e volontà; l’unica Cooperativa del Veneto che può fare il latte QV e latti particolari. “CREDERE NEGLI UOMINI E’ LA COSA MIGLIORE CHE SI POSSA FARE”. Anche nella Cooperativa di Breganze troviamo professionisti, ragazzi giovani e con molta voglia di lavorare e produrre, portando sui mercati delle eccellenze come il formaggio pressato a pasta occhiata. Tornando qui a Soligo si produce tutto ciò che non è latte ne liquidi e neanche i duri ovvero ciò che è fresco; ad esempio per quanto riguarda il burro è una delle poche aziende nel Veneto che fa questo prodotto perché le altre lo acquistano da altro produttore, altresì facciamo mascarpone, stracchini, casatella, mozzarelle bocconcino, mozzarella per pizzerie la migliore che ci sia in commercio ad oggi, la ricotta; quello che sono più orgoglioso di aver fatto in questa Cooperativa è un sistema circolare ovvero lavorare per l’ambiente; su tutti gli stabilimenti usiamo questo sistema, da Caposile utilizzando carta da fonti riciclabili. Mi spiego meglio: nelle nostre Cooperative entra latte che viene trasformato in formaggi freschi (mozzarella, caciotta…), con il siero viene fatta la ricotta, dalla ricotta rimane un prodotto che si chiama scotta e questo viene messo in un biodigestore per fare corrente difatti produciamo 330 kw, questo perché il prodotto che rimane ha solo zuccheri ed essi sono l’energia per fare il gas metano difatti noi produciamo corrente elettrica per la nostra Cooperativa; dappoichè quello che ne esce passa per il nostro depuratore biologico e genera acqua pulita controllata dall’ARPAV che va nel fiume.

 

Lo Stato alleggerisce e supporta gli imprenditori agricoli e la filiera?

La Regione è sempre stata molto attenta e presente a quelli che sono i progetti e piani di miglioramento e qui va ringraziato il Presidente Luca Zaia che ha sempre cercato di dare una mano sia agli agricoltori che all’interno della latteria. Quello che mi sento di dire è che troviamo poca disponibilità da parte dei Comuni, dove sono ubicati gli allevamenti, nell’agevolarci sulle costruzioni utili ed indispensabili per l’allargamento e benessere degli animali, proprio perché abbiamo bisogno di più spazi e ci ritroviamo con regolamenti interni fatti dai Comuni che non sono lungimiranti. Sei ancora un ragazzino.

 

La Tua carta d’identità mente? O hai qualche segreto occulto da svelarci, che Ti mantiene così giovane e attivo?

Mi fai sorridere tuttavia se è come dici te posso ringraziare mia madre che era una donna molto esile e con una pelle molto bella, invece mio padre un lavoratore con mani ruvide; ho preso da mia madre. Sono abbracciato da una notevole curiosità e determinazione accompagnati da uno spirito, che mi porto dentro e che mi ha sempre sostenuto nella vita, che è quello di continuare a migliorare questo vale sia nella famiglia, nel lavoro e nelle amicizie. Non sono mai fermo perché guardo sempre avanti ovvero quello che la tecnologia, l’innovazione e la ricerca ci può offrire per crescere. Tutto ciò che è chimica mi dà fastidio tuttalpiù poter avere dei prodotti come sono i formaggi che sono fatti da latte, sale e caglio, quindi cose sane, genuine, che madre natura quotidianamente ci regala e che noi dobbiamo avere cura e rispetto di essa. Quando arriva la vita arriva il latte quindi arriva benessere.

 

Un pensiero rivolto ai giovani…

Il mondo sta cambiando fortemente; se io dovessi rivolgermi ai giovani d’oggi mi sentirei di dire (dandogli fiducia e portandoli nella socialità) che il prodigarsi nell’aiutare ed essere disponibili verso l’altrui, porta nella vita ad avere un approccio sulla società diverso. Purtroppo la tecnologia di oggi ovvero i social e diavolerie del genere sterilizzando le loro menti distogliendoli dalla essenza della vita stessa e quindi dalle semplici cose, dalla convivialità, dal gioco, una partita a calcio nel campetto vicino a casa e iniziative sociali come aiutare i disabili, chi ha meno di loro, far capire la fortuna a volte di stare bene. Credo altresì che sia i genitori che i nonni debbano sostenere i ragazzi, vedi io stesso per avere i miei nipotini vicino faccio di tutto, li accompagno allo stadio, li seguo nelle loro attività sportive, gli compro libri e questo l’ho imparato da mio nonno, saper tenere la famiglia unita penso sia la cosa più giusta ed amorevole da fare; faccio molto di più per i nipoti che quello che ho fatto per i miei figli.


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