A MARZO APPELLO PER I FRATELLI BALDISSIN
Nel primo grado condanna a 13 anni e 4 mesi di prigione
Oderzo – Baldissin: ora l'appello. Si terrà a marzo, l'udienza è fissata per il 27, il processo di appello per l'omicidio di Graziella Barbiero.
Uccisa, secondo la sentenza di primo grado, dai figli Brian e Benjamin Baldissin: era la notte tra il 21 e il 22 novembre 2006 a Faè, frazone di Oderzo.
Il Giudice per le udienze preliminari Umberto Donà assolse il padre Claudio Baldissin per mancanza di prove, ma condannò i fratelli a a 13 anni e 4 mesi di reclusione.
Secondo la ricostruzione compiuta dal magistrato, sono circa le 5 quando i figli si ritrovano nel salotto, dove da tempo si è sistemata la madre. Cosa sia scattato nella mente dei due, al punto da spingerli ad aggredirla nel sonno è ancora da chiarire.
In ogni caso, Graziella viene svegliata con una violenza inaudita. Uno dei due figli la prende per i capelli e la costringe ad alzarsi.
Lei all'inizio, non comprende cosa stia accadendo e cerca di difendersi. Grida, ma la casa è troppo isolata e nessuno la sente.
La donna viene presa a calci e pugni, alla fine viene scaraventata contro il muro.
Più volte le viene sbattuta la testa contro la parete.
Il salotto si riempie di sangue, il pavimento, le pareti sono piene di schizzi, finché la donna si accascia a terra con il volto devastato. Non è morta, ma solo gravemente ferita.
I due figli decidono lo stesso di sbarazzarsi del corpo.
Avvolgono la madre, ancora agonizzante, in una coperta e la caricano nel bagagliaio della sua auto, un'Alfa 155. Alla guida c'è il più piccolo, Brian. L'altro figlio, Benjamin lo segue a bordo di un'altra auto. Percorrono sei chilometri e arrivano in via Cornadella, nella frazione Stabiuzzo.
Scaricano il corpo della madre, a testa in giù, in quello spiazzo vicino al fiume. Quel giorno piove e Graziella Barbiero rimarrà per ore agonizzante in quella posizione.
Nessuno si accorgerà di lei e morirà molte ore più tardi.