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28 novembre 2024

Treviso

"IL MIO MATRIMONIO (OMOSESSUALE) E' VALIDO"

Da Parigi, lo sposo gay (originario di Quinto di Treviso) precisa: "In attesa di una sentenza resto sposato. A un uomo"

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Quinto - Al telefono, lo sposo ha un tono di voce dolce ma fermo. "Vorrei precisare - dichiara a OggiTreviso - che il mio matrimonio non è stato annullato. Io sono sposato legalmente e finché il tribunale non emetterà la sua sentenza, nelle liste dell'anagrafe di Quinto io risulto coniugato, non celibe".

Passo indietro. Se non avete seguito la querelle, la rispolvero. A beneficio (mio) e dei distratti (come me). Circa cinque mesi fa un 36enne originario di Quinto di Treviso, in vacanza a San Francisco, approfittando dell'approvazione di una norma legislativa che permette anche ai non residenti di unirsi in matrimonio, decide (insieme al fidanzato che conosce da 10 anni) di compiere il grande passo. La mossa è facile negli Usa. Basta alzare la mano sulla Bibbia, giurare fedeltà, presentare i documenti di rito e il matrimonio acquista valore sentimentale e (dettaglio non trascurabile) legale.

Il 36enne di Quinto e il suo compagno francese (di un anno più giovane) dunque si sposano all'ombra (si fa per dire, poeticamente) del Golden Gate (che poi è più rosso che aureo). Danno stabilità a un'unione iniziata a Francoforte e poi continuata a Parigi e coronano un sogno, condiviso da tante coppie, etero e omosessuali.

L'inghippo avviene al ritorno nella vecchia Europa. Il trevigiano si reca all'anagrafe di Quinto per trascrivere (dovrebbe essere un semplice atto burocratico) il matrimonio avvenuto, ma qui - dopo qualche equivoco - gli amministratori scoprono che il trevigiano si è sposato con una persona dello stesso sesso. E il sindaco Mauro Dal Zilio, a quel punto (sulla base di leggi valide sul territorio nazionale), annulla il legame matrimoniale.

Un atto che i due sposi gay - ovviamente - rigettano. Per loro, l'unione è valida, contrassegnata, firmata. Per i due sposi il matrimonio è avvenuto: fuori confine, d'accordo. Ma l'atto è stato formalizzato. E allora? Allora, mentre il sindaco di Quinto insiste nel dire che l'unione non può essere considerata valida, lo sposo trevigiano fa ricorso. Per lui, in attesa di una sentenza del Tribunale (per la quale bisognerà attendere alcuni mesi), l'unione è legale, formale, riconosciuta, documentata e voluta, prima e oltre il diritto locale. "Il sindaco di Quinto - ci dice lo sposo gay dalla sua residenza parigina - non può cambiare lo statuto: ha un documento che attesta che io non sono più celibe, ma coniugato. Non può mutare un dato anagrafico su una base aleatoria e non giuridica. Finché il tribunale di Treviso non si pronuncerà io sono, resto coniugato. Con un uomo (ma questo, di fatto, è un dettaglio)."

Innamoratissimo, ma un po' rattristato per l'eco che la sua vicenda matrimoniale ha scatenato nella sua terra d'origine, il 36enne di Quinto (bancario: si occupa di una cosa prosaica come i "fondi di investimento") ci racconta che l'idea di sposarsi a San Francisco è stata estemporanea. Che ha coinciso con una vacanza, che non avrebbe avuto l'epilogo che conosciamo se le circostanze non ci avessero messo lo zampino.

Ma la sua omosessualità - gli chiediamo - le ha dato problemi in passato?

Risposta: "No. Sia in Germania che in Francia, io e il mio compagno abbiamo vissuto serenamente il nostro rapporto".

E a Quinto? la famiglia come ha regito a questa inclinazione sessuale?

"Provengo da una famiglia aperta, ma cattolica: una famiglia che frequenta regolarmente la chiesa, e che ha una cultura medio alta. La mia omosessualità non è mai stata vista in modo pregiudiziale. La mia famiglia e quella del mio compagno si sono incontrate in più occasioni e l'unica difficoltà che hanno dovuto superare è stata quella della lingua, visto che io sono italiano e mio marito francese. Non ho mai vissuto in modo traumatico la mia inclinazione sessuale, ma se dovessi tornare a vivere in Italia ora ci ripenserei. L'atmosfera è preoccupante. L'omofobia dilaga e mi fa bene pensare che ci siamo delle manifestazioni a sostegno degli omosessuali in una comunità che si dimostra miope a dispetto della realtà".

 

 

 

 


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Emanuela Da Ros

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