"MOBILITA' E CASSAINTEGRAZIONE NEL PUBBLICO? SE NE PUO' PARLARE"
Muraro apre alla riduzione del personale degli enti
| Mauro Favaro |
TREVISO – “Non conosco una legge che permetta di mettere in mobilità o in cassa-integrazione i dipendenti pubblici, ma se il ministro Fornero la farà da parte nostra la prenderemo senza dubbio in considerazione”.
E' così che, un po' a sorpresa, Leonardo Muraro, ormai da 7 anni guida della Provincia, apre all'ipotesi di ridurre i circa 560 dipendenti del Sant'Artemio. Insomma, all'indomani dell'appello per far fare due anni di mobilità anche ai lavoratori pubblici lanciato da Alessio De Mitri, consigliere del Pdl pronto a contendere lo scettro di coordinatore nazionale ad Alfano, direttamente a Giorgio Granello, segretario provinciale della Lega Nord, la sponda arriva da dove meno ci si aspetta.
Ma, ci tiene a precisare il presidente, non è certo una novità. “Da due anni a questa parte abbiamo avviato un piano di riduzione, tramite il blocco del turn over, che ha fatto calare il personale di 80 unità – sottolinea Muraro – adesso, però, il piano è saltato a causa della riforma del governo Monti che ha alzato l'età pensionabile”.
Va con i piedi di piombo, invece, Granello, che più che con i dipendenti pubblici “semplici” se la prende con i dirigenti e gli alti papaveri, i 16 del Sant'Artemio così come quelli di ogni altro ente, che arrivano a guadagnare addirittura 120 mila euro (lordi) all'anno, esattamente quanto il capo di gabinetto di Obama. “Certe cifre, in mezzo a questa crisi, fanno restare i cittadini a bocca aperta – scandisce il segretario – si dovrebbe invitarli a ridursi lo stipendio e, appena scaduti i contratti in essere, rinegoziare tutto”.
Discorso diverso per chi, pur nel pubblico, una paga da dirigente se la sogna. “Non si può pensare di licenziare, soprattutto perché il motivo del peso della spesa per il personale è agganciato alla sua cattiva distribuzione – chiude Granello – ma certo ci vorrebbero delle gabbie salariali, perché uno che lavora e vive a Catania non può guadagnare quanto chi lavora e vive a Milano o a Treviso”.