MONTEBELLUNA – Di recente il capogruppo dei Democratici per Montebelluna ha lamentato l’inerzia dell’amministrazione comunale sull’annosa questione dell’area ex Posta, circostanza che ha scaturito un dibattito tra le forze politiche cittadini sull’azione di governo della Giunta in carica, in materia urbanistica e, prima ancora, di visione generale rispetto allo sviluppo del territorio. Sulla tematica intervengono i rappresentanti di Azione e Italia Viva, secondo i quali è innegabile che l’attività dell’Amministrazione Bordin si ponga nel solco dei precedenti mandati a guida Favero ma giunti oramai a pochi mesi dal giro di boa di metà incarico, “paiono affiorare con evidenza passività e inerzia rispetto a taluni temi”.

«In città sono avviati - e altri seguiranno - svariati cantieri, in gran parte frutto di fondi PNRR. Sono progetti perlopiù finanziati ma anche vincolati dalle previsioni dei bandi, tanto nelle destinazioni che nelle tempistiche. Ma la programmazione urbanistica della città non può essere dettata solo da questo - sottolinea Francesco Marchesin di Italia Viva -. In alcuni casi la sensazione “prendere o lasciare” è sembrata evidente: la mensa in Via Antonio Canova, pensata inizialmente per 500 posti è già ridotta a 200. Esigenza reale, pianificazione confusa. Intanto l’ennesimo spazio di ritrovo e socialità - il campo da beach volley - è perso, senza rimpiazzo». Date le informazioni disponibili, i rappresentanti liberaldemocratici lamentano “l’assenza di una visione della città nel suo insieme”, che si manifesta “nell’incapacità o non volontà di esprimere nemmeno un parere urbanistico” a fronte di progetti di riqualificazione presentati - come nel caso dell’ex Posta.

«L'area Sansovino (nella foto) è diventata proprietà esclusiva del Comune due anni fa - prosegue l’esponente renziano -, e sono di allora le dichiarazioni in merito all’intenzione di pianificare gli interventi futuri tenendo conto della vocazione dell’area a parcheggio ma anche delle potenzialità in chiave fieristica, dell’esigenza di permeabilità idraulica ecc. Ma tali valutazioni, che poi dovrebbero tramutarsi in atti e scelte, a che punto sono?». Un blocco, secondo Marchesin, tanto nei pareri che nella progettualità che dovrebbero discendere dalla visione e dalla vocazione del territorio.

«Anche laddove si sviluppano progetti di approfondimento e progettazione come quello che a fine 2022 ha visto protagonista l’Università degli Studi di Padova sulla rigenerazione urbana delle attività industriali dismesse, non si va oltre la presentazione - sostiene Alberto Tessariol di Azione -. Perché non dare il via a un dibattito aperto alla cittadinanza e finalizzato a rendere quelli che oggi sono non luoghi, posti dove fare e creare comunità? L’ex Montecatini, Officine Boranga, Tessitura Monti, Filatura Gioppo, Maglio Celato sono siti con caratteri storici peculiari, da considerare in un’ottica di risparmio di suolo, rigenerazione, transizione ecologica: il loro futuro deve tener conto dei cambiamenti di mentalità e climatici che stanno avvenendo».

L’assenza di visione sul piano urbanistico va di pari passo con lo sviluppo della mobilità sostenibile, non pervenuto secondo il portavoce del movimento che fa capo a Carlo Calenda. «Da tempo sosteniamo la necessità di proseguire e implementare la rete ciclabile comunale - conclude Tessariol -. Su questo Montebelluna è ferma ed è estremamente negativo: piste e percorsi protetti servono tanto per la messa in sicurezza dell’utenza debole quanto per l’autonomia dei più giovani, senza contare il contributo alla moderazione del traffico, necessaria anche per contrastare l’emergenza climatica: la pioggia ha ripulito un po’ l’aria ma la scorsa settimana è stata davvero irrespirabile! Questa è una priorità e va fatto tutto quanto possibile».