Niente domiciliari per Incalza, resta in carcere
ROMA - Ercole Incalza resta in carcere a Regina Coeli a Roma. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Firenze respingendo la richiesta di arresti domiciliari avanzata dai legali difensori dell'ex dirigente della struttura di missione del ministero delle Infrastrutture durante l'interrogatorio di garanzia.
Incalza è stato arrestato il 16 marzo scorso nell'ambito dell'indagine sulla corruzione per gli appalti delle Grandi Opere. La sua permanenza nel carcere romano terminerà il prossimo 16 aprile, a meno di ulteriori richieste di proroga della detenzione da parte della Procura di Firenze che conduce le indagini.
"Abbiamo letto l'ordinanza del gip: la rispettiamo ma non la condividiamo", hanno dichiarato gli avvocati Titta e Nicola Madia, difensori di Incalza.
"Riteniamo che Incalza abbia chiarito tutto durante il suo interrogatorio - affermano i difensori in una dichiarazione all'AdnKronos - Peraltro dalla stessa ordinanza relativa all'ordinanza di custodia cautelare si comprendeva l'assoluta insussistenza di qualsiasi ipotesi di reato, dato che non si indica in quali dazioni di denaro sarebbe consistita la corruzione".
"Comunque per una persona di 70 anni la detenzione in carcere appare non giustificata - ricordano Titta e Nicola Madia - Lo stesso codice prevede che persone di questa età debbano essere ristrette in carcere solo per casi eccezionali. Comunque restiamo fiduciosi: prima o poi le ragioni di Incalza si affermeranno".
Titta Madia riferisce che Incalza"è dimagrito di sette kg" da quando è stato arrestato. "La carcerazione è un trauma, ma nonostante tutto è sereno", dice l'avvocato.
"Ha chiesto di poter avere dei libri e mi ha detto: 'avvocato, non si preoccupi per me, sono forte e reggerò questa prova'. Il personale carcerario - aggiunge Madia - ha sempre dimostrato una eccellente professionalità e una grande umanità".