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16 dicembre 2024

Italia

L'addio di Napolitano: "Sto per lasciare".

Agli italiani: "Mettiamocela tutta"

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

L'addio di Napolitano:

"Sto per lasciare rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente". Così il capo dello Stato Giorgio Napolitano si è rivolto agli italiani nel tradizionale messaggio di fine anno annunciando il suo addio alla carica che ricopre dal 2006.

Il capo dello Stato spiega la sua decisione: "Desidero dirvi subito che a ciò mi spinge l'avere negli ultimi tempi toccato con mano come l'età da me raggiunta porti con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell'esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato - prosegue -. A quanti auspicano, anche per fiducia e affetto nei miei confronti, che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi nell'aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell'affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune".

L'elezione del nuovo Capo dello Stato sarà "una prova di maturità e responsabilità nell'interesse del Paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un'eccezionalità costituzionale".

 

 

RIFORME - Ricordando poi l'auspicio espresso un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre, per l'avvio di "un'incisiva riforma delle istituzioni repubblicane", Napolitano osserva come sia "innegabile" che "si sia realizzato. E il percorso va, senza battute d'arresto, portato a piena conclusione".

ECONOMIA - Il capo dello Stato intende soffermarsi su "come stiamo vivendo questo momento in quanto generalità dei cittadini, uniti dall'essere italiani". "Credo sia diffuso e dominante l'assillo per le condizioni della nostra economia, per l'arretramento dell'attività produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l'emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto, questione chiave, per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro", dice il capo dello Stato. "Dalla crisi mondiale in cui siamo precipitati almeno dal 2009, nemmeno nell'anno che oggi si chiude siamo riusciti a risollevarci - sottolinea -. Parlo dell'Europa e in particolare dell'Italia". In questo contesto, è il monito di Napolitano, "nulla di più velleitario e pericoloso può invece esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell'euro e di ogni comune politica anti-crisi".

Nonostante "tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi", il presidente della Repubblica invita a non cedere a "un senso di sgomento" né "alla sfiducia nella politica". Invece "occorre ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volontà collettiva che ci hanno permesso di superare le prove più dure in vista della formazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del superamento delle sue crisi più acute e drammatiche".

CRIMINALITÀ E CORRUZIONE - Napolitano indica, poi, "le più gravi patologie di cui il nostro paese soffre. A cominciare da quella della criminalità organizzata e dell'economia criminale; e da quella di una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realtà sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto: gli inquirenti romani stanno appunto svelando una rete di rapporti tra 'mondo di sotto' e 'mondo di sopra'". "Dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna - è il richiamo del capo dello Stato -. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva. Valori morali, valori di cultura e di solidarietà".

TERRORISMO - Napolitano sottolinea anche "il rischio di cadere in quell'indifferenza globale che Papa Francesco denuncia con tanto vigore". "A quel rischio deve opporsi una sensibilità sempre più diffusa per le conquiste e i valori di pace e di civiltà oggi in così grave pericolo - sottolinea - La crescita economica, l'avanzamento sociale e civile, il benessere popolare che hanno caratterizzato e accompagnato l'integrazione europea, hanno avuto come premessa e base fondamentale lo stabilirsi di uno spirito di pace e di unità tra i nostri popoli. Ebbene, questo storico progresso è sotto attacco per l'emergere di inauditi fenomeni e disegni di destabilizzazione, di fanatismo e di imbarbarimento, fino alla selvaggia persecuzione dei cristiani. Dal disegno di uno o più Stati islamici integralisti da imporre con la forza sulle rovine dell'Iraq, della Siria, della Libia; al moltiplicarsi o acuirsi di conflitti in Africa, in Medio Oriente, nella regione che dovrebbe essere ponte tra la Russia e l'Europa: di questo quadro allarmante l'Italia, gli italiani devono mostrarsi fattore cosciente e attivo di contrasto".

CONCLUSIONI - "Mettiamocela dunque tutta, con passione, combattività e spirito di sacrificio - è l'incitamento che il capo dello Stato rivolge agli italiani -. Ciascuno faccia la sua parte al meglio". "Resterò vicino al cimento e agli sforzi dell'Italia e degli italiani, con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni non soltanto di riconoscimenti legati al mio ruolo, non soltanto di straordinarie occasioni di allargamento delle mie esperienze, anche internazionali, ma per quel che ho ricevuto soprattutto di espressioni di generosa fiducia e costante sostegno, di personale affetto, direi, da parte di tantissimi italiani che ho incontrato o comunque sentito vicini - conclude -. Non lo dimenticherò. Grazie ancora. E che il 2015 sia un anno fecondo di risultati positivi per il nostro paese, le nostre famiglie, i nostri ragazzi".

 


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Carlo De Bastiani

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