VIA BRENTA, PROTESTE PER IL CANTIERE LUMACA DELLA PISTA CICLABILE
L’8 di aprile sarà un anno dal via ai lavori. La gente ha paura ad andar per strada
Castelfranco – È passato quasi un anno da quando sono iniziati i lavori per la pista ciclabile di via Brenta. Se n’era parlato per anni, poi finalmente il via ai lavori. Ma il cantiere sembra non avere mai fine. Si tratta di un percorso di meno di due chilometri. I residenti non ne possono più.
E chiedono si finisca. La strada è pericolosissima. Rischioso girare in bici o a piedi. Il Comune intanto promette che appena si alzerà la temperatura si asfalterà e che nel giro di qualche mese, quindi, dovrebbe essere tutto finito.
«Ho scritto una mail proprio questa mattina al sindaco – afferma L. -. Hanno lavorato per mesi in modo lentissimo: vedevamo solo tre operai. Ora che la pista ciclabile è quasi pronta, ho visto che la settimana scorsa l’impresa ha tolto il deposito del cantiere e mi sono preoccupata, dato che temo ci siano dei problemi con e che le cose rimangano così ancora a lungo».
«Oramai è quasi un anno che la popolazione convive con il cantiere – aggiunge -. È pericoloso, soprattutto per i bambini, e la gente non ne può più. Per di più da quanto sono iniziati i lavori, l’8 di aprile dello scorso anno, siamo rimasti al buio. Hanno spento le luci che illuminavano la strada. Ora ne devono mettere i nuove, i pali ci sono, ma aspettano a mettere le lampadine».
Chi va in bicicletta o i motorino deve farsi sfiorare dalle fiancate della auto.
«Percorro via Brenta in Vespa tutti i giorni – dice Giovanni – ed è pericolosissimo. Tra cartelli posti a terra e squarci nell’asfalto bisogna stare nella corsia delle auto. Per di più ai lati della carreggiata il suolo è dissestato e si rischia di incappare in buche che fanno perdere il controllo». «Posso capire che ci sia stato un periodo di brutto tempo e che quindi non abbiamo potuto lavorare – dice ancora –, ma per troppi giorni non ho visto nessun operaio in strada. È ora che finiscano. Abbiamo sopportato anche troppo».
«Ci sono un sacco di anziani che si lamentano – dicono all’interno di un bar che dà sulla strada -. Mi sembra che tutto questo tempo per fare un chilometro e mezzo di strada sia indubbiamente troppo. Ho visto come lavoravano: un giorno facevano uno scavo per mettere giù un tubo ed il giorno dopo scavavano ancora nello stesso punto per metterne giù un altro ancora. Evidentemente era necessario procedere così, ma chi ha dovuto fare i conti con polvere e fango siamo stati noi».