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13 novembre 2024

Vittorio Veneto

"Uomini trattati come prigionieri, e noi caricati dalla polizia austriaca"

Gli attivisti del Django al Gallo Rosso per raccontare la propria esperienza a Idomeni e al Brennero

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

FREGONA - Una vergogna. Definiscono così, le politiche sull'immigrazione messe in dall’Unione Europea, gli attivisti del centro sociale Django di Treviso che, questo mese, si sono recati al campo profughi di Idomeni e al Brennero.

I ragazzi hanno portato aiuti in un luogo non luogo dove i migranti vengono respinti, maltrattati, bloccati con la forza e il sangue nella loro fuga verso la speranza. Hanno fatto sentire la propria voce al confine tra Italia e Austria, dove un muro sta impedendo agli uomini il loro viaggio verso la libertà, e la vita. Sono stati caricati su un camion dalla polizia austriaca mentre cercavano di violare il confine tra Austria e Italia. E mercoledì saranno al circolo Gallo Rosso di Fregona per raccontare cosa hanno visto, vissuto, portato, sopportato e per parlare di un’Europa che “va cambiata, prima che sia troppo tardi”.

“La situazione al campo profughi di Idomeni è pressoché vergognosa - riferiscono i ragazzi del Django . Migliaia di esseri umani trattati come prigionieri in un'Europa che li rifiuta dall'alto, la stessa Europa che pone le sue fondamenta sui principi di dignità e libertà, ma che nei confronti di chi fugge dalle guerre che loro stessi creano utilizzano manganelli, gas lacrimogeni, proiettili di gomma”.

 

La serata al Gallo Rosso, in programma per mercoledì 20 aprile alle 21, si inserisce nella serie di iniziative che il circolo di Fregona sta portando avanti per dare il proprio contributo nella questione dei richiedenti asilo e dei rifugiati del vittoriese. “Non sono solo i muri europei, di cui parleremo con gli attivisti, a impedire una buona accoglienza - spiega Pier Lorenzo Parrinello del Gallo Rosso - Ma ci sono anche muri amministrativi, costruiti all’interno delle città che, non riescono ad essere accoglienti e si comportano come se il problema non esistesse”.

 

Il Gallo Rosso, alcuni cittadini di Fregona, due sacerdoti e la Consulta dell’associazionismo vittoriese avevano avviato, per adempire al “buco” amministrativo, un progetto di “dignitosa accoglienza” che avrebbe fatto da ponte per quei migranti che, una volta diventati “rifugiati” non possono più contare sull’accoglienza dei centri come il Ceis e allo stesso tempo non hanno le possibilità di cercarsi un lavoro e un alloggio. Quattro rifugiati erano stati ospitati presso la caserma di Sonego ma il 10 aprile hanno dovuto andarsele poiché il posto era stato prenotato per altre attività.

“I ragazzi - spiega Parrinello - ce li siamo divisi tra alcune famiglie di Fregona e Vittorio Veneto ma ci aspettiamo che si muovano anche le amministrazioni. Il ragionamento va fatto insieme: bisogna capire che il problema va risolto, in maniera concreta e costruttiva, non alzando barriere”.

L’ha detto pure il papa che servono ponti, e non muri. E questo vale per Fregona e per Vittorio Veneto come per il Brennero e per Idomeni. Questo vale per tutti quei confini dove stiamo innalzando barriere contro le quali sbattono non solo i migranti, ma l’intera Europa. Che non può che crollare sotto peso di queste dannose e deleterie fortezze.

 



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Stefania De Bastiani

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