Nell'anno del Centenario, Bolzano cancella Vittorio Veneto
Perso ogni riferimento alla Città della Vittoria, la decisione del consiglio provinciale
VITTORIO VENETO - In molti, a Vittorio Veneto, lo hanno ritenuto uno sgarbo alla città e alla sua storia. E c’è chi lo ha interpretato come un atto dal forte senso “politico” e simbolico: il rifugio alpino al Sasso Nero, in provincia di Bolzano, perde il nome “Vittorio Veneto” e ogni riferimento alla Città della Vittoria, proprio nell’anno del Centenario.
Era la sua denominazione tradizionale, assegnata in base a quella consuetudine per cui i rifugi sono intitolati alle sezioni del Club Alpino Italiano (Cai) che ne curano – o ne hanno curato – la gestione. Il Cai di Vittorio Veneto aveva gestito il rifugio, che si trova a 2922 metri in valle Aurina, fino agli anni ‘80, salvo poi rinunciare alla cura della struttura: questo perché la provincia autonoma di Bolzano finanziava e trasferiva fondi solo ai gestori “autoctoni”.
Al tempo la proprietà era però ancora dello Stato. Fino al 2011, quando la provincia ha rilevato il rifugio: in condizioni talmente precarie da richiederne la demolizione e la ricostruzione. C’è però un aspetto fondamentale della questione, ovvero l’accordo che risale al momento in cui il Cai – guidato dall’allora presidente Giovanni Fioretti - ha rinunciato alla gestione del “Vittorio Veneto”: il nome del rifugio doveva essere mantenuto.
La ricostruzione della struttura – realizzata a 100 metri di distanza dall’originale – è iniziata nel 2016, e il “nuovo” rifugio è stato inaugurato il 28 luglio scorso. Perdendo però ogni riferimento a Vittorio Veneto. “Dopo il passaggio nelle mani della provincia di Bolzano, è stato ricostruito a pochi metri da quello storico, in precario stato, e ne è stata annunciata la ridenominazione, a scapito di quella originaria con la quale è comunemente conosciuto – dichiara Alessandro Urzì, consigliere provinciale nelle file di L’Alto Adige nel cuore -. Il nome di Vittorio Veneto si appresta infatti a scomparire dalle carte geografiche sotto i colpi di una incomprensibile ventata revisionista e che questo accada nel Centenario della conclusione della Grande Guerra e della epica battaglia di Vittorio Veneto, oggi simbolo di pace e riconciliazione, peraltro, appare ancora più sconcertante”.
Il “colpo di mano” è avvenuto nelle aule del consiglio provinciale, dove la maggioranza ha votato a favore di una richiesta presentata dai “secessionisti” del Süd-Tiroler Freiheit. La Città della Vittoria viene menzionata solamente in un quadretto e in una targa in una stanza del rifugio. Chi appoggia il cambio di denominazione sostiene che si tratti di un rifugio del tutto diverso, e che il nome venga assegnato ad una nuova struttura.
“Gli atti che ho recuperato dimostrano il contrario – dichiara Urzì -, l’impegno della giunta provinciale era di mantenere il nome originario. Il nome del rifugio rimaneva quello storico, invece è sparito. E volevano farlo di nascosto, se non lo avessi denunciato”. Oggi, di fatto, è rimasta solo la denominazione tedesca, che tradotta in italiano suona “Al Sasso Nero”.
In occasione dell’Adunata Triveneta degli Alpini tenutasi nel giugno scorso a Vittorio Veneto, il consigliere ha inviato una nota al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al sindaco Roberto Tonon, perché il rifugio conservi la sua denominazione storica. Senza ricevere – per ora – alcuna risposta in merito. Al Quindicinale, da fonti storiche del Cai di Vittorio Veneto è arrivata la conferma dell’esistenza di quel famoso accordo in base a cui – dopo il passaggio di consegne – il nome originario sarebbe dovuto rimanere intatto.