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23 novembre 2024

Treviso

DIALETTO: PIACE AGLI STRANIERI

Uno su tre vorrebbe fosse insegnato a scuola. Apre il dibattito l'indagine di "Insieme si può"

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

DIALETTO: PIACE AGLI STRANIERI

Treviso - Un’indagine commissariata alla Quaeris dalla cooperativa «Insieme si può» e della sua fondazione «Ispirazione» dice che gli stranieri vogliono imparare il dialetto per sentirsi integrati: uno su tre vorrebbe venisse insegnato a scuola. E’ anche emerso che gli studenti parlano e capiscono il dialetto meglio rispetto ai lavoratori, il 64,9% contro un 31,3%. Gli studenti utilizzano di più il dialetto con gli amici (86,4%) e con i loro compagni di classe (85,5%).

In famiglia utilizzano la lingua madre. I lavoratori parlano il dialetto con i loro colleghi di lavoro (94,4%) e con i vicini di casa (83,4%). Questa ricerca sarà oggetto di dibattimento il prossimo 8 febbraio alle 16.45 alla sala convegni della fondazione Ispirazione. “Dialetto come strumento di integrazione degli immigrati? Un dato di fatto che chiunque conosca la nostra realtà sociale del quotidiano può confermare”.

L’on. Simonetta Rubinato non si dice sorpresa dal risultato della ricerca condotta dall’istituto Quaeris. “E’ normale che soprattutto i più giovani cerchino di relazionarsi con i loro coetanei anche attraverso l’utilizzo degli stessi linguaggi comunicativi. Quindi non mi stupisco neppure se un terzo degli immigrati intervistati si dicono favorevoli all’insegnamento della lingua veneta.

Anche se non va dimenticato che gli altri due terzi non sembrano pensarla così”. La parlamentare del Pd dice anche che l’integrazione degli immigrati sul nostro territorio è una sfida impegnativa che si gioca su più fronti. “Anche la valorizzazione del dialetto nelle scuole può essere utile: trovo affascinante una prospettiva dove la conoscenza del dialetto si affianca ad un perfetto uso della lingua italiana e ad una buona conoscenza della lingua inglese.

Questo tuttavia richiede di investire maggior risorse nella scuola e di non strumentalizzare politicamente, come invece ha fatto la Lega, la lingua veneta come fattore di separatezza dal resto del Paese e di distinzione nei riguardi dello straniero. Apprendo con piacere la conversione leghista su questo tema, dopo tante provocazioni che hanno contribuito ad imbarbarire il confronto rendendolo improduttivo”.

L’on. Rubinato coglie l’occasione per invitare il ministro Zaia a prendere delle iniziative concrete con l’attuale maggiorana di Governo. “A cominciare dalla proposta di modificare la legge 492 del 1999 sulle minoranze linguistiche, prevedendo che anche la lingua veneta sia tutelata come il ladino, il friulano o il sardo. Su questo tema sono pronta a dare il mio contributo”.

Da parte sua il ministro Luca Zaia, commentando i risultati di un’indagine dell’Istituto di ricerca Quaeris ha detto: “Oltre che veicolo di comunicazione e di espressione, le lingue materne sono fondamentale strumento di integrazione, e questa indagine lo dimostra. Il veneto è una lingua viva, che viene parlata in famiglia, tra gli amici e nei luoghi pubblici.

Per questo diventa un fattore fondamentale di coesione sociale oltre che culturale. Il dialetto – conclude Zaia - accorcia le distanze e favorisce le relazioni sociali. In base alla ricerca, ad esempio, gli anziani e i disabili si sentono più sicuri se chi li assiste parla il dialetto”. Questi dati sono quindi la conferma che siamo nel giusto quando affermiamo che le lingue materne sono una componente imprescindibile della comunità e della sua identità.”

 


| modificato il:

Laura Tuveri

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