“Più di mille ristoranti chiuderanno in provincia di Treviso”
È il monito dei mille che oggi hanno gremito Piazza dei Signori a Treviso
TREVISO - Andrea Penzo Aiello, presidente di “Treviso Imprese unite”, risponde al cellulare poco prima delle nove, stasera. La manifestazione in Piazza dei Signori si è appena conclusa, un’ora e mezza prima del previsto sulla tabella di marcia: troppa gente, meglio accorciare un po’ i tempi. Tira un sospiro di sollievo, è soddisfatto. Ma ha anche il fiatone: organizzare un evento, della portata che si è vista in Piazza dei Signori poche ore fa, in meno di un giorno.
Al suo invito e a quello di Confcommercio e Fipe hanno risposto in molti; e sui gradini dei “Soffioni”, microfono in mano, si sono susseguiti il presidente di Confesercenti, Andrea Zarattin e il vice presidente della Coldiretti. Poi un delegato per categoria: commercio turismo e servizi; sale da ballo e spettacoli itineranti; agenti di commercio e studenti. E i politici: l’assessore Caner e il sindaco Conte. “Se tanta gente è venuta in piazza stasera così, spontaneamente, vuol dire una cosa sola: la misura è colma”.
Non si demorde: nei prossimi giorni – e prima della prossima manifestazione a Venezia a novembre - i promotori chiederanno di essere ricevuti dal Prefetto, alla quale consegneranno una lista di cose da girare al Governo. E che stasera hanno scandito a mo’ di impegno davanti a migliaia di manifestanti: prolungare il credito di imposta sugli affitti fino alla conclusione dell’emergenza; la erogazione puntuale dell’assegno della cassa integrazione; un ulteriore fondo di liquidità alle aziende per poter sostenere le spese fisse; la sospensione del pagamento per la Tosap anche per tutto il 2021; l’azzeramento delle spese fisse per l’energia fino a quando i locali dovranno restare chiusi. Almeno galleggiare, ripete più di uno al microfono.
Ma la piazza si infiamma quando si evoca il “caso Bolzano”: nella provincia autonoma ristoranti pub e bar possono chiudere alle 22.00. “Perché non da noi?” – torna a chiedersi anche Dania Sartorato, presidente della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi):” La Regione gestisca aperture e chiusure; i nostri locali continueranno ad osservare tutte le norme anti Covid e i protocolli. Fermo restando che è più sicuro mangiare al ristorante che a casa”. Sartorato la spiega così: “Nel locale pubblico si occupano tavoli da quattro persone, ci si igienizza le mani, si indossa la mascherina quando ci si alza per andare al bagno; a casa si fa lo stesso?”.
Adesso delle due l’una, si intima da Piazza dei Signori: o i poteri alle Regioni; o un nuovo Dpcm, che prolunghi l’apertura almeno fino alle dieci di sera. Il destino, diversamente, è già segnato: “Più di mille ristoranti chiuderanno in provincia di Treviso”. Pagando un prezzo – conclude Dania Sartorato – che non spetta loro: “Non c’è correlazione alcuna tra infezione e permanenza all’interno di un ristorante, una tavola calda o un pub; altrimenti avremmo avuto una impennata di contagi quando a maggio scorso abbiamo riaperto. Ma così non è stato”.