BUONA DOMENICA Se non conti non ti sposo
Matrimonio finito in India prima ancora di cominciare perché lo sposo non sapeva le tabelline. Ma tutto sommato far di conto serve. Per farsi risarcire i danni.
TREVISO - La notizia è di qualche giorno fa e l'abbiamo ripresa anche noi di OggiTreviso: "Siamo nel distretto di Mahoba, nello Stato dell’Uttar Pradesh e, stando a quanto riportato dalla stampa indiana e internazionale, era un matrimonio combinato quello sfumato per colpa della scarsa, o meglio nulla, istruzione di lui. Le nozze erano state programmate da tempo dalle famiglie dei futuri coniugi e pare che i parenti dello sposo avessero mentito sull’istruzione del ragazzo. Quando infatti la futura coppia è arrivata nella sala dove si sarebbero dovute celebrare le nozze, lei ha chiesto al futuro sposo di recitare la tabellina del due e lui non ha saputo farlo. Così la donna, indignata, se ne è andata rifiutandosi di convolare a nozze con qualcuno che non sa nemmeno le basi della matematica".
Solo in India, a quanto pare, può accadere. Si spera almeno. Perché se la cosa dovesse incontrare altrove riscontro e prendere piede - magari con l’introduzione di un esame di idoneità che accerti le competenze culturali - altro che crisi del coniugio... Giacché anche ammesso si riuscisse a passare l’esame, chi può escludere la richiesta, successivamente, un rinnovo, come per la patente, a distanza di qualche anno?
In Italia probabilmente possiamo stare tranquilli: il fattore C (iniziale di Cultura in questo caso, non di parte anatomica) non è pre-requisito al vincolo matrimoniale. Talvolta non lo è nemmeno il QI, figurarsi! All’altare, prima di pronunciare il fatidico sì, ci si lascia piuttosto per altre ragioni. E' già capitato. Tipo si scopre che il nubiendo non è esattamente il principe che ci si era raffigurato. Risale a non tantissimo tempo fa la vicenda di una giovane operaia di Bassano del Grappa che avrebbe dovuto andare in sposa a un cinquantenne di sangue blu del Liechtenstein, dopo otto settimane di fuoco e passione (chi l’ha detto che ne occorrono per forza 8 e mezza?) e un allestimento della festa per lo sposalizio senza badare a spese: 7500 euro per l’abito da cerimonia, 26000 euro per il pranzo, 12.500 euro per i fiori, 8000 per le bomboniere. Tutto rigorosamente fatturato a nome della sposa. Che poi le fatture di cui sopra se le è dovute pagare tutte, fino all’ultimo euro. Perché il tipo che avrebbe dovuto sposare magari sarà stato anche un principe, non del Liechtenstein però ma di Monfalcone, provincia di Gorizia, Stato italiano (Repubblica dal 1946). In ogni caso della testa coronata manco l'ombra la mattina del matrimonio.
Cose già viste e sentite: attendere lui o lei minuti, mezzore, ore... Come quel trentenne romano al quale - dopo una attesa estenuante sulla soglia della chiesa - qualcuno si è fatto coraggio ed è andato a sussurrargli all'orecchio che quella che aspettava di impalmare non si sarebbe presentata nè oggi nè mai. "Niente di personale, per carità", solo che da anni di relazione ne intratteneva già un'altra, e come si dice "il troppo stroppia". Pensa che ti ripensa, lo sposo rimasto promesso gliel'ha però voluta far pagare: 120.000 euro per potersi curare dalla sindrome dell’abbandono; 229.000 per le spese sostenute; 150.000 per i danni morali. Per un totale quasi 500.000 euro. I suoi conti, insomma, se li è fatti e bene.
Visto che aveva ragione la sposina indiana a pretendere le tabelline a memoria?
BUONA DOMENICA