Il Console ha fatto visita ad Ilaria: “Non so per cosa mi trovo in carcere, non ho fatto nulla”
La giovane di Resana rigetta ogni accusa e spiega di aver dovuto firmare un documento in arabo di cui ignora il contenuto
RESANA – Proprio nelle ore in cui il sindaco di Resana, Stefano Bosa, auspicava che il Console potesse far visita ad Ilaria De Rosa, detenuta da due settimane in carcere in Arabia Saudita, giunge la notizia che Console Generale d’Italia a Gedda è riuscito ad incontrare la hostess originaria di Castelminio. La ragazza ha rigettato con forza tutte le accuse, negando di aver fatto uso di alcol o di droga. “La giovane donna è apparsa scossa, anche se in buone condizioni fisiche e psicologiche, e contenta della visita del diplomatico italiano, dal quale ha ricevuto notizie della famiglia e rassicurazioni sul suo caso e sull'attenzione ad esso riservata dalla Farnesina e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che sta seguendo la vicenda in prima persona”: riporta una velina di Adnkronos.
L’ipotesi fatta dalla madre di Ilaria e riferitaci ieri dal sindaco di Resana, si sta sempre più delineando come la più probabile. Ilaria, in base a quanto ha raccontato, era a cena di amici con altre persone nel giardino di una villa quando sono stati accerchiati da persone armate ed in borghese. Sulle prime hanno tutti pensato ad una rapina e solo una volta condotta al commissariato di polizia, Ilaria ha compreso cosa stesse succedendo. Va detto che la madre aveva riferito al primo cittadino di Resana, Stefano Bosa, che con la fine del Ramadan in Arabia Saudita erano state arresta oltre 5mila persone accusate di aver festeggiato in modo non lecito con alcol e droga. Retate compiute in tutto il paese e a quanto pare, la giovane è rimasta vittima di una situazione analoga.
Ma Ilaria ha negato tassativamente di aver compiuto qualsiasi illecito, d'altronde vive nel paese da mesi e conosce bene le regole. Ilaria ha inoltre spiegato di aver subito una perquisizione particolarmente invasiva, pur se donna e di essere stata interrogata solo cinque giorni dopo l’arresto, al termine del qual è stata costretta a firmare una documento scritto in arabo di cui ignora il contenuto.
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