VITTORIO VENETO - Il 27 novembre scorso ricorreva l’ 80° dell’eccidio del Melogno (SV) in cui 17 giovanissimi Alpini del Btg Cadore originari delle nostre terre furono trucidati a sangue freddo dai partigiani garibaldini di cui erano prigionieri di guerra dopo essersi arresi durante uno scontro a fuoco. Dopo penose omertà e ricerche solo nel 1958 i loro poveri resti vennero portati a Vittorio Veneto dove riposano nel cimitero di Ceneda. Nessuno, neppure il Comune od associazioni come ANA, Isrev, Anpi ha ricordato la data. Quei ragazzi, come altre decine di migliaia, avevano risposto ai bandi Graziani di arruolamento del ’43-‘44 che comminavano la pena di morte ai renitenti alla leva ed ai disertori, nonché rappresaglie contro i capi delle famiglie i cui figli non si fossero presentati in caserma. Questi ragazzi erano nati e cresciuti impregnati dalla propaganda di regime ma non erano fanatici fascistoni.

Furono destinati dalla RSI di Salò ad azioni definite di antibrigantaggio contro le formazioni partigiane. Non si erano macchiati, nel brevissimo tempo di servizio, di alcun esecrabile atto di criminalità contro il nemico o i civili. Tra di essi il S.Ten. Medico Mario Da Re di San Giacomo che durante lo scontro a fuoco dovette prendere il comando del plotone e che a un certo punto, visto insensato proseguiere, decise la resa con la promessa di poter salvare i suoi uomini. Invece, dopo una notte di prigionia in condizioni spaventose i garibaldini decisero l’eccidio. Da Re avrebbe potuto comunque salvare la vita perché ai partigiani un medico serviva. Ma volle restare coi suoi uomini dimostrando dignità onore umanità e nobiltà d’Ufficiale. Per questo ebbe la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Una medaglia dunque molto bella, forse ancor più di quelle assegnate per azioni di combattimento. Ma questa Medaglia viene ignorata dalla sua città e viene espulsa perfino dal Labaro dell’ANA locale in quanto conferita dalla RSI. Non è giusto.

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