Gli inventori del Caudex, la prima “carta di legno” green
La Atelier del Legno, socia Cna, è stata invitata alla maratona della microinnovazione del Galileo Innovactor’s Festival di Padova
| Matteo Ceron |
CASTELFRANCO – Si chiama Caudex, dal latino “tronco d’albero” e successivamente (dal I secolo d.C.) “codice”, cioè il primo libro (non ancora di carta). Si chiama Caudex ed è il “legno semplice come la carta”, un brevetto (depositato il 10 giugno scorso) di una piccola azienda artigiana di Castelfranco Veneto (Treviso), una novità nel panorama italiano, forse mondiale.
Tanto che L’Atelier del Legno è stata invitata alla maratona della microinnovazione del Galileo Innovactor’s Festival, dal 20 al 22 giugno a Padova, la vetrina delle piccole innovazioni che fanno grandi le micro imprese italiane.
Caudex nasce dall’incontro tra due artigiani del legno, appassionati ed eccellenti nel loro mestiere, Stefano Stecca, 38 anni, e Francesco Pivato, 50, titolari da 12 anni de L’Atelier del Legno, e il 32enne designer fresco di laurea allo Iuav di Venezia Fabio Caeran.
Uno di quegli incontri fortunati che segnano, o possono segnare, il destino di un’impresa. Di sicuro quello delle persone che sono entrate in relazione. Era l’estate del 2011.
«Cercavo dei fogli di legno con cui rivestire la mia bicicletta, un’idea un po’ folle che stavo inseguendo da qualche tempo – ricorda il designer montebellunese Fabio Caeran -. Alcune aziende che avevo interpellato mi hanno mandato da L’Atelier del Legno, una ditta che nell’ambiente aveva un’ottima reputazione. I titolari mi hanno guardato “strano”: non credevano che si potesse rivestire una bicicletta di legno! Io gli ho dimostrato che era invece possibile».
E lì è scoccata la scintilla. La scintilla dell’interesse e della stima reciproci, da cui è scaturito un percorso di due anni di ricerca e sperimentazione direttamente sul campo, in azienda.
Stecca e Pivato, nel poco tempo libero lasciato loro dalla produzione (si definiscono “imprenditori-operai” come ce ne sono tanti nel Nordest, e infatti lavorano gomito a gomito con le tre operaie), stavano già studiando un progetto per il recupero degli sfridi, le rimanenze di legno buono che non possono più, per dimensioni, essere utilizzate per realizzare i grandi pannelli da rivestimento che L’Atelier del Legno produce.
«Il nostro sogno – racconta Stefano Stecca – era trovare un modo per recuperare gli sfridi, che è legno buono, di qualità, ma non può più essere utilizzato nelle normali lavorazioni per via delle dimensioni. Ci dispiaceva questo spreco, pari al 30% del legno che compriamo. Volevamo trovare un modo per riutilizzarli, per dargli ancora vita».
Inizialmente tentarono di realizzare degli oggetti.
Ma poi, dalle numerosi sperimentazioni, venne fuori qualcosa di più. Venne fuori un materiale, il Caudex, un sandwich ottenuto unendo sfridi di legno e materiale cellulosico. Un materiale che concentra in sé la bellezza e gli aromi delle essenze del legno – di qualunque legno: noce, abete, radica, ciliegio, rovere… - con la flessibilità e l’usabilità della cellulosa.
Con il Caudex si possono realizzare oggetti e rivestimenti di tutti i tipi. Si possono fare dei giocattoli o dei mobili. Può essere utilizzato nel packaging e negli allestimenti. Il risultato è sempre qualcosa di raffinato ed estremamente bello, di quella bellezza che solo la natura può offrire.
«Noi siamo semplici artigiani. La relazione con Fabio, laureato, si ha fatto vedere quanta “cultura” c’è nel nostro lavoro, nel nostro “saper fare”, ed è stata una scoperta anche per noi – affermaFrancesco Pivato - La nostra società dei consumi si è appiattita sulla plastica, è la plastica il simbolo della nostra epoca. Noi volevamo produrre un materiale che avesse una storia e un’anima, che fosse bello ed ecologico al tempo stesso, che desse nuove opportunità alla fantasia e alla creatività».
Il Caudex l’anima in effetti c’è l’ha. E batte con il ritmo del lavoro artigiano, quello originario e sincero che ha fatto la fortuna di questa terra, quello pieno di «senso, lentezza e dignità», che va riscoperto.
Recuperato, come gli sfridi del legno.
Gli artigiani Stecca e Pivato e il designer Caeran non sanno ancora se il loro Caudex avrà un mercato. Hanno appena cominciato a testare l’interesse di possibili acquirenti. La partecipazione al Galileo Innovactor’s Festival, di per sé un bel riconoscimento, sarà per loro il primo banco di prova.
Ma una piccola grande battaglia l’hanno già vinta. Quella di dimostrare che, mettendo insieme tradizione e innovazione, è possibile credere che il “futuro italiano” sia, e sia ancora, “artigiano”.