Scontro Quirinale-Pdl
Il premier dagli Usa: "Vedrò subito Napolitano"
ROMA - Prima ha disertato un convegno, motivando l'assenza con il ''fatto politico improvviso e istituzionalmente inquietante'' avvenuto ieri, poi ha scritto una dura nota all'indirizzo del Pdl. All'indomani della minaccia di dimissioni di massa dei parlamentari Pdl in caso di decadenza di Silvio Berlusconi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha preso carta e penna per replicare punto su punto al Pdl, invitando i parlamentari a trovare altre forme per ''esprimere la loro vicinanza politica e umana'' a Berlusconi "senza mettere in causa il pieno svolgimento delle funzioni dei due rami del Parlamento".
Il capo dello Stato definisce ''inquietante'' l'annuncio di ''dimissioni in massa dal Parlamento, ovvero di dimissioni individuali, le sole presentabili, di tutti gli eletti nel Pdl. Ciò configurerebbe infatti l'intento, o produrrebbe l'effetto, di colpire alla radice la funzionalità delle Camere".
Al pari dell'annuncio di dimissioni in massa dal Parlamento da parte dei deputati e senatori del Pdl, "non meno inquietante sarebbe il proposito di compiere tale gesto al fine di esercitare un'estrema pressione sul Capo dello Stato per il più ravvicinato scioglimento delle Camere". Napolitano ricorda i fondamenti dello stato di diritto. "L'applicazione di una sentenza di condanna definitiva, inflitta secondo le norme del nostro ordinamento giuridico per fatti specifici di violazione della legge, è dato costitutivo di qualsiasi Stato di diritto in Europa, così come lo è la non interferenza del Capo dello Stato o del Primo Ministro in decisioni indipendenti dell'autorità giudiziaria". Detto questo, il presidente della Repubblica sottolinea che ''non occorre poi neppure rilevare la gravità e assurdità dell'evocare un 'colpo di Stato' o una 'operazione eversiva' in atto contro il leader del Pdl".
Le parole del capo dello Stato hanno provocato l'immediata reazione dei parlamentari Pdl tra dure repliche e l'avvio della raccolta firme per rassegnare le dimissioni. Firme che sono state poi affidate ai capigruppo di Senato e Camera, Renato Schifani e Renato Brunetta. Al termine di una giornata ad alta tensione le dimissioni sono state siglate da 87 senatori su 91, ha annunciato Schifani precisando che si attendono le firme anche degli altri "che non l'hanno potuto fare, perché all'estero o in viaggio". Allo stesso modo Brunetta ha riferito che "tutti i deputati Pdl hanno firmato in poco meno di quattro ore le lettera di dimissioni". Tra questi si contano tutti i ministri Pdl.
Per il coordinatore Sandro Bondi le dichiarazioni di Napolitano ''suonano inevitabilmente come giudizi di carattere politico''. ''Prima di prendere carta e penna'' il presidente della Repubblica, ha detto Bondi, avrebbe dovuto a mio parere ascoltare personalmente i presidenti dei nostri gruppi parlamentari per avere piena contezza delle nostre decisioni'' così ''avrebbe potuto comprendere e riconoscere l'alto valore istituzionale, politico e etico del nostro gesto''.
Secondo Daniela Santanchè il capo dello Stato dovrebbe ''inquietarsi, sì, ma per l'apertura da parte dell'Europa del procedimento d'infrazione sulla irresponsabilità dei giudici italiani''. E a Quagliariello che aveva detto che ''le dimissioni si danno, non si annunciano", ha replicato: lui "era presente ieri e quindi credevo avesse capito che le dimissioni non le abbiamo annunciate ma le abbiamo già date".
Mentre per Daniele Capezzone quello che è ''davvero inquietante, è il tentativo di colpire il diritto a una piena rappresentanza politica e istituzionale di milioni di elettori, e cioè di quella grande parte del Paese che ha votato per Silvio Berlusconi".
Alla fine arriva la nota del Pdl a definire il 'sentimento' dei parlamentari pidiellini: "L'opinione unanime espressa ieri sera dai parlamentari del Popolo della Libertà-Forza Italia è quella dell'esistenza di un'operazione persecutoria da parte di una corrente della magistratura, al fine di escludere definitivamente dalla competizione politica il leader del centrodestra, a cui si aggiunge il voto della giunta per le elezioni del Senato con l'applicazione retroattiva della legge Severino". Questo voto, spiegano i capigruppo del Pdl Schifani e Brunetta nella nota, "calpesta un principio fondamentale dello stato di diritto, quello della 'irretroattivita' delle leggi', confermato dall'art. 25 della nostra Costituzione e dall'art. 7 della convenzione europea dei diritti dell'uomo. La definizione quindi di 'colpo di Stato' e di 'operazione eversiva' non è 'inquietante ma è invece assolutamente realistica e pienamente condivisibile".
La Lega, da parte sua, attende di vedere se la minaccia sarà attuata. ''Staremo a vedere, se sarà così sosterremo questa azione", ha affermato il segretario Roberto Maroni, visto che "noi siamo assolutamente favorevoli alla caduta del governo Letta".