NUCLEARE IN VENETO? SI PER MURARO, NO PER ATALMI
Il dibattito sul nucleare entra nel vivo anche a Treviso
| Laura Tuveri |
Treviso - Anche il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, come Galan, dice si al nucleare. Un impianto in Veneto? Certamente dice Muraro, a patto che non sia in provincia di Treviso, in quanto “non è il territorio ideale dove insediarlo, perché gli impianti di quel tipo richiedono grandi volumi di acqua per il raffreddamento e quindi la posizione più consona è vicino alla costa. La zona di Porto Tolle potrebbe dunque essere l’ideale”. “Il nostro è un paese trainato praticamente da un monocombustibile – spiega Leonardo Muraro – il 90% della nostra energia viene dal petrolio e sappiamo bene di quanto sia cresciuto il suo prezzo ultimamente. Questo atteggiamento deve cambiare, dobbiamo pensare alle nuove fonti di energia. In questo senso, apprezzo che finalmente si stia creando un clima di apertura al nucleare. La ritengo un’energia pulita e con le nuove tecnologie non ci sono rischi. Sono dunque favorevole alla realizzazione di impianti nucleari, iniziando però dall’ammodernamento di quelli già iniziati ma poi stoppati per colpa del referendum”.
Di tutt’altro avviso è Nicola Atalmi, consigliere regionale Comunisti Italiani.
Veneto nucleare? No grazie dice Atalmi, e “per quattro validi motivi che sono noti anche ai sostenitori del nucleare e che sono alla base delle previsioni della stessa Aiea di una riduzione del nucleare su scala mondiale dal 15% al 13% entro il 2030 (che poi è l’anno nel quel è prevedibile che il programma nucleare italiani possa realisticamente vedere la luce): richiede investimenti e tempi di realizzazione ingenti; la materia prima, l’uranio, scarseggia; produce scorie pericolosissime e non smaltibili; non è vero che ora le centrali sono sicure” Tlmi in una nota scrive: “Ci raccontano che si starebbe lavorando alle centrali sicure di quarta generazione. Non è vero. O almeno non saranno quelle che vogliono costruire Berlusconi e Galan. Perché quel tipo di reattore al quale stanno lavorando principalmente gli Stati Uniti (recentemente si è aggiunta anche l’Italia), che sarebbero raffreddati ad acqua e a gas o quelli a ?spettro veloce?, sarebbero pronti a livello di prototipo no prima del 2030 (ancora questa data!)” L’esponente di sinistra invita ad aprire un dibattivo sulle alternative al nucleare. “Ci piacerebbe invece discutere di quello che si potrebbe fare invece del ritorno al nucleare.Tutti gli studi più recenti ci dicono che la strategia deve essere quella di diversificare le fonti, investire sulle energie rinnovabili, agire sul risparmio energetico.Di fronte alla crisi energetica non esistono infatti ricette magiche e soluzioni miracolose, ma parecchie buone idee nel mondo sì”.