Boati nella notte: la "festa assurda" si fa sentire
Fuochi d'artificio, musica e risate: Vasco Brondi chiama, Vittorio risponde
| Luca Barbirati |
VITTORIO VENETO – Codalunga non è ancora aperto e già una cinquantina di liceali occupano i portici di Serravalle. Telefonino, t-shirt colorata e camicia di jeans. Si sono dati appuntamento su Facebook e molti si vedono per la prima volta. La "festa assurda" annuciata da Vasco Brondi ha accolto sabato scorso centinaia di ragazzi. Un organizzatore apre la porta, «dai, si inizia!» eccitato uno studente. Escono rivoli di fumo ed i primi accordi stonati. La gente si accalca nello studio di Vascellari e dopo pochi minuti manca già l'ossigeno.
«Che fumera!» una ragazza strattonandomi. Fumo, caldo e luci colorate. Tutti spingono e non si capisce niente fino a quando Vasco attacca. Al suo «Eee a Milano non va ...» un centinaio di fan scoppiano in grida. Braccia alzate. «Un casino pazzesco!». Coriandoli e stelle luminose. Sono queste le Luci che piacciono. È questa la festa assurda. Questo lo scontro, non proprio tranquillo. Pogo, urla e surf sulla folla. «È fantastico» urla un ragazzo abbracciandomi. «Gli ho toccato il culo». «Io anche il ...». «Non c'è un posto più invidiabile, sembra tutto perfetto!».
I fan delle Luci arrivano da mezza Italia: da Verona e da Bologna, da Milano e da Trieste. Ci sono abruzzesi, marchigiani e toscani. Molti sono arrivati con un passaggio scambiato su internet. Una coppia da Ancona, Sara e Michele, hanno percorso più di 400 chilometri per vedere Vasco. Dopo un giorno di riprese video, la sera arriva con un piatto di chitarre della Cerva, accompagnato da una decina di brani che Vasco Brondi regala in Piazza Flaminio. Un concerto intimo, con voce roca e acustica distortissima. Il coro del pubblico è lieve ma emozionato. «È un brivido lungo la schiena» bisbiglia una ragazza al suo fidanzato.
Alle 22 e 30, l'appuntamento è di nuovo al Codalunga, coi vinili di Stephen Trollip e buona birra fino alle 4 di mattina. All'alba, Serravalle si sposta al “Bianconiglio” per dedicare la buona notte agli ultimi insonni, con una melodia insensata di fuochi d'artificio.