Alpini, quale futuro?
Intervista a due alpini durante i festeggiamenti per il centenario della sezione di Treviso
| Leonardo Beraldo |
TREVISO – A parlare è Silvano, classe 1959 della brigata Julia: “Il ricordo che mi è rimasto più impresso è stato sicuramente il freddo delle mattine durante il turno di guardia”. Alla domanda su quale fosse il miglior ristoro alle temperature e alla fatica, risponde: “La compagnia, ci si univa nelle difficoltà".
“Oggi è forse questo che manca ai giovani” aggiunge. “Le associazioni degli alpini hanno sempre promosso un certo tipo di fratellanza, di comunità, dettato dalla condivisione di un’esperienza molto particolare, che è quello della naia. Ora come possiamo chiedere ai giovani di comprendere a fondo questo legame, se manca loro la base su cui si fonda?”.
Il futuro dell’associazione è quindi, per Silvano, opaco: “Certo, attraverso i raduni possiamo coinvolgere qualche interessato dell’ultima ora, ma senza la leva obbligatoria formeremo sempre meno volontari che possano garantire costanza e dedizione. Ce la caveremo lo stesso? Probabile, ma dovremmo ridimensionare sempre di più gli eventi e la forza lavoro da mettere in campo nelle attività di volontariato”.
Dello stesso parere, anche se con esiti meno negativi, è Giuliano, classe 1965 e anch’esso appartenente alla brigata Julia, che cambia il punto di vista: “Se non possiamo garantire un futuro alla nostra associazione, o comunque non della stessa portata, concentriamoci sul presente e sul passato”.
“Abbiamo molte memorie della prima e della seconda guerra mondiale, e ancora testimonianze di vecchie usanze e abitudini. Siamo portatori della storia. Conta così poco? E poi, sì, il presente. Quando ci spostiamo e ci raduniamo, facciamo sempre notizia. Durante la pandemia siamo stati pronti a fare la nostra parte, il cappello sempre in testa a farci riconoscere. Sono convinto che le leggi portate avanti in questi ultimi anni abbiano danneggiato a fondo la nostra associazione, ma facciamo in modo di essere riconosciuti e ricordati come un buon esempio. Dato che l’obiettivo è la fratellanza e il senso di comunità, può sempre tornare utile!”.