TESTAMENTO BIOLOGICO, SERVE LA LEGGE
Le Cellule Coscioni di Treviso e Venezia si rivolgono ai ministri trevigiani e ai parlamentari eletti nel Veneto per avviare al più presto l'iter legislativo
| Laura Tuveri |
Treviso - Vogliono rivolgere un appello ai parlamentari eletti nel Veneto, ai due ministri trevigiani, Zaia e Sacconi, agli amministratori comunali, provinciali e regionali, ma anche a tutti i cittadini che, come loro, credono nella necessità di approvare quanto prima una legge sul testamento biologico. Una legge già realtà in moltissimi altri paesi, attraverso il quale ciascuno può esprimere la propria volontà in relazione ai trattamenti sanitari cui intende accedere e quelli cui intende rinunciare, nell’ipotesi di divenire incapace, in futuro, di esprimere questa volontà.
Gli autori della richiesta sono le Cellule di Treviso e Venezia, sezioni territoriali dell’associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica, appoggiati da Treviso più Europa —Veneto Radicale. Coscioni è morto qualche anno fa di Sclerosi Laterale Amiotrofica, e si è molto battuto per la dignità del morire.
Il caso di Eluana Englaro, la ragazza di Lecco che da oltre 15 anni è in stato vegetativo permanente ed è tenuta «artificialmente in vita mediante un sondino nasogastrico che provvede alla sua nutrizione e idratazione» ha fatto anticipare i tempi degli attivisti che intendono aprire un dibattito serio sulla necessità di approvare una legge che garantisca ai cittadini il rispetto delle loro volontà in tema di scelte di “fine vita” e di trattamento terapeutico. In pratica dev’essere il paziente a decidere se poter porre fine alla sua vita quando e non un giudice, come accade ora.
Gli attivisti si riconoscono nelle parole di Umberto Veronesi che ha curato la prefazione del volume “Testamento biologico, Riflessioni di dieci giuristi”. Il noto oncologo scrive: “Penso anche che il morire faccia parte di un corpus fondamentale di diritti individuali: diritto di formarsi o non formarsi una famiglia, diritto alle cure mediche, diritto a una giustizia uguale per tutti, diritto all’istruzione, al lavoro, alla procreazione responsabile e all’esercizio di voto” In Italia - prosegue Veronesi - il testamento biologico non ha valore giuridico come espressione di volontà, ed è preso in considerazione solo attraverso un passaggio che è anche deontologico, vale a dire se i medici curanti ravvisano nelle terapie che dovrebbero essere praticate il carattere di “cure inappropriate”, in quanto il malato non può clinicamente guarire. Viene introdotto quindi un criterio discrezionale, e quindi si avverte l’esigenza di una legge che tuteli l’inalienabile diritto del malato a decidere come morire”.
“Sulla base di queste riflessioni – spiegano i membri delle cellule Coscioni di Treviso e di Venezia, che a settembre organizzeranno un incontro pubblico per sensibilizzare la popolazione - per evitare che scelte fondamentali di ogni individuo - relative alla dignità della sua vita e della sua morte - diventino oggetto di polemica ideologica o di sentenza della magistratura (che oggi svolge un’opera di supplenza, mancando una legislazione adeguata), noi sottoscritti cittadini invitiamo i Parlamentari e le forze politiche di ogni schieramento ad attivarsi affinché in breve tempo anche i cittadini italiani possano vedere approvata una legge moderna e laica sul “testamento biologico”, che sia rispettosa delle convinzioni ideali e religiose di ciascuno”.
Qualche mese fa Paolo Ravasin, malato di Sla, capolista di Treviso Più Europa - la lista che si è presentata alle ultime amministrative anche per battersi su questi temi - nonché presidente onorario della cellula Luca Coscioni di Treviso ha sottoscritto pubblicamente il suo testamento biologico, che è stato accettato dai sanitari che lo hanno in carico alla Casa di cura di Monastier.
Per sottoscrivere l’appello della cellula Coscioni www.cellulacoscionitreviso.wordpress.com.
In foto da sono da sinistra a destra: Sara Visentin, coordinatrice della Cellula Coscioni - Franco Fois, referente Cellula Coscioni Venezia - Gianpaolo Sbarra, Treviso Più Europa - Raffaele Ferraro, Veneto Radicale