Omicidio Meredith: "Amanda e Raffaele colpevoli, confermare condanne"
FIRENZE - Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono responsabili dell'omicidio di Meredith Kercher, assassinata a Perugia la notte fra il 1 e il 2 novembre 2007. Lo ha sostenuto il sostituto procuratore generale della Cassazione Mario Pinelli ai giudici della quinta Sezione penale, chiedendo una sostanziale conferma delle condanne di Amanda e Raffaele. Pure se con un piccolissimo sconto di pena di tre mesi ciascuno perché, secondo il Pg, si sarebbe prescritto un reato minore vale a dire il porto d'armi.
Per Pinelli, dunque, le pene sarebbero da ricalcolare nei confronti di Amanda a 28 anni e 3 mesi e nei confronti di Raffaele a 24 anni e 9 mesi. Ad ogni modo, secondo la pubblica accusa di piazza Cavour il quadro ricostruito dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze il 30 gennaio 2014 "resiste ad ogni censura. Tutte le figure di questa storia -ha evidenziato Pinelli- sono ben inserite nella vicenda. I giudici di rinvio hanno sviluppato una motivazione estremamente corretta facendo buon governo del dettato della Cassazione" che il 25 marzo 2013 aveva annullato con rinvio l'assoluzione accordata ad Amanda e Raffaele.
Intanto il verdetto della Cassazione sull'omicidio di Meredith Kercher arriverà soltanto venerdì. Lo ha comunicato il presidente della V Sezione penale, Gennaro Marasca, che insieme ai colleghi dovrà decidere se confermare o meno il verdetto della Corte d'Assise d'appello di Firenze del 30 gennaio 2014 che ha condannato Amanda Knox per l'omicidio della studentessa inglese a 28 anni e sei mesi di reclusione (nella condanna oltre all'omicidio c'è la calunnia contro Lumumba) e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione. Se la Corte di Cassazione confermasse la sentenza di condanna emessa nel gennaio dello scorso anno dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze, si metterebbe la parola fine agli infiniti processi che hanno portato i due ex fidanzati ad essere prima condannati, poi assolti e poi nuovamente condannati a Firenze per l'omicidio di Meredith Kercher, avvenuto il 1 novembre 2007.
Raffaele Sollecito, a cui la Corte d'assise d'Appello di Firenze aveva imposto il divieto di espatrio dopo averlo condannato a 25 anni di carcere, è presente al davanti ai giudici della quinta sezione. Sollecito, che in questi giorni si sta concedendo a più trasmissioni televisive, chiede sempre che i giudici ''finalmente gli credano e pongano rimedio agli abnormi errori che sono stati fatti su di lui''.
Amanda Knox invece ovviamente sta aspettando il verdetto negli Usa. In contatto telefonico continuo con i suoi legali Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova, rischia che l'Italia chieda la sua estradizione.
Secondo un articolo di Newsweek, la suprema Corte confermerà la condanna di Firenze e renderà Amanda Knox ''una latitante''. Sempre secondo la rivista, diplomatici italiani e americani si aspettano che l'eventuale richiesta di estradizione verrà respinta. Ad ogni modo, i suoi legali, a cominciare da Robert Barnett stanno lavorando per evitare questa eventualità.
Anche perché il periodo della difesa unica dei due ragazzi è concluso da un po'. Impossibile infatti non notare il marcato cambio di strategia processuale adottato da Sollecito. ''Sollecito di quella notte - scrivono i legali nel ricorso per Cassazione - ha ricordi non nitidi, avendo fatto uso di cannabis e dunque, può solo esprimere - come ha fatto - il convincimento che la Knox sia estranea ai fatti: tuttavia ciò non significa che non sia palese una diversità di posizioni processuali che la sentenza avrebbe dovuto esaminare''.
Per la difesa di Sollecito inoltre ''la Corte di rinvio sarebbe stata onerata dal valutare l'ipotesi alternativa che la Knox si fosse allontanata da casa di Sollecito per farvi ritorno nottetempo, in seguito al delitto'', e questa ipotesi ''trovava un fondamento dichiarativo e documentale nelle dichiarazioni e nel memoriale di Amanda''. E in particolare, nella prima versione che Amanda diede alla polizia, quella in cui incolpava l'innocente Patrick Lumumba dell'omicidio di Meredith, Sollecito non c'è.
''La Corte - scrivono ancora Luca Maori e Giulia Bongiorno - non ha neppure valutato la eventualità che una derubricazione del contributo del Sollecito in una ipotesi meno grave''.
''Ed infatti, se il debole movente solidaristico non potrebbe spiegare razionalmente l'escalation di violenza che ha portato alla morte di Meredith Kercher, tale causale potrebbe invece supportare (in linea teorica) un'attività di favoreggiamento verso l'allora fidanzata. Il che non significa affermare che così andarono i fatti, ma solo precisare che tale ultima ipotesi è semmai più verosimile nel momento in cui ci si debba confrontare con l'ipotizzato movente delineato dalla corte di Firenze'' .
''Nella sentenza impugnata non vi è mai una ricerca o valutazione di ipotesi differenti dalla colpevolezza della Knox. Nessuno sforzo di indagine o argomentativo si è svolto su questo indirizzo. La Corte di legittimità aveva rimesso al merito per esaminare se ricorressero eventuali soluzioni alternative''. E' questo uno dei passaggi del ricorso in Cassazione presentato dagli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luciano Ghirga per Amanda Knox.
Per i legali, i giudici di Firenze, la cui sentenza si chiede di annullare, hanno ''di fatto operato una scelta selettiva di indizi e di prove, trascurando quelle di diversa e opposta valenza''. ''Soluzioni contrarie alla colpevolezza della Knox - specificano i legali - non sono state esaminate anche in presenza di robuste argomentazioni contrarie illustrate dalla difesa e della sentenza di assoluzione della Corte di Assise di Perugia''.
Gli avvocati, nelle 118 pagine depositate alla Suprema Corte, chiedono e confidano, ''che la Corte voglia rettificare il gravissimo errore giudiziario in cui è incorso il Giudice del rinvio, così da permettere all'imputata Amanda Marie Knox di riprendere una vita normale e costruttiva''.
Per i legali inoltre, ''la sentenza impugnata tuttavia non indica, ne ha accertato nemmeno una prova diretta o storica a carico della Knox, che provi la sua assunta colpevolezza e ciò ovviamente perché tale prova non esiste. Parimenti rilevante è la costante incertezza dei principi di indizi esaminati. Tutti i dati sono connotati da indici di probabilità, di confronto, di utilizzazione per esclusione e non per accertare e ciò connota una carenza del requisito di ''precisione''.
I due ex fidanzati Amanda Knox e Raffaele Sollecito si sono sempre detti innocenti. Ma per loro, la condanna definitiva potrebbe essere dietro l'angolo. Oppure, in caso di annullamento della sentenza, andrebbero di nuovo dinanzi a una Corte d'Appello.