Parco del Sile, scavi archeologici aperti al pubblico
Lanciata l'idea di un museo che raccolga i reperti presso la Porta dell'Acqua
| Redazione |
VEDELAGO - Vivevano e cacciavano nell'area delle sorgenti del Sile, nel bosco dei Fontanassi, vicino ad uno degli accessi al parco del fiume di risorgiva più lungo d'Europa. Ora una nuova campagna di scavi archeologici tenterà di scoprire qualcosa di più circa la popolazione che qui prosperava fin dal Mesolitico, circa settemila anni fa: ad eseguirla l'Universita di Ferrara in un progetto, "Tra Acqua e Pietre", che vede coinvolti il Comune di Vedelago e il Parco del Sile.
"L'area di Albaredo - spiega l'assessore Sergio Squizzato - è stata già indagata dagli archeologi ferraresi, portando alla luce importanti reperti che testimoniano che da migliaia di anni la zona era abitata e prosperosa. Il lavoro è diventato una tesi di laurea, ma non si è concluso: gli scavi riprenderanno per dieci giorni".
Un’operazione che però non sarà appannaggio solo degli addetti ai lavori, ma che vuole coinvolgere anche il pubblico, in particolare le scuole: gli scavi presso la Grande Quercia saranno oggetto di visite guidate - gratuite - che si terranno il 21, 22, 27 e 28 settembre dalle 15 alle 17. "Si tratta di uno dei più antichi insediamenti della pianura veneta - continua Squizzato - popolazioni dedicate alla caccia, alla pesca e alla raccolta di vegetazione spontanea in un'epoca precedente il passaggio all'agricoltura e all'allevamento".
Quanto scoperto finora sarà oggetto di una conferenza che si terrà in biblioteca il 22 settembre alle 20.30, che vedrà come relatori gli studiosi ferraresi Federica Fontana, Davide Visentin e Daniele Guerra, autore della tesi di laurea.
"I reperti - conclude Squizzato - riguardano utensili in pietra scheggiata e scarti di lavorazione. Ed è sorprendente come siano arrivati fino a noi, nonostante l'uso fatto di quest'area durante i millenni. Si tratta di un patrimonio che racconta la nostra storia e che merita di essere conosciuto. Sarebbe bello potesse essere ammirato e conosciuto proprio nell'area in cui è stato trovato, creando una esposizione permanente presso la Porta dell'Acqua, l'accesso vedelaghese al Parco del Sile e alle sorgenti, a cui l'amministrazione sta lavorando per renderla un punto informativo e attrattivo per i visitatori del Parco".
(Nella foto degli archeologi al lavoro)